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Ramy: giudice su Fares, 'da carabinieri inseguimento doveroso, su loro odio verbale'

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Milano, 12 set. (Adnkronos) - Un inseguimento "legale e doveroso", ritenuto "espressione dell'adempimento di un dovere istituzionale" di fronte a chi con una guida sempre più estrema ha messo in pericolo la propria vita, quella di ignari cittadini e degli stessi carab...

Milano, 12 set. (Adnkronos) – Un inseguimento "legale e doveroso", ritenuto "espressione dell'adempimento di un dovere istituzionale" di fronte a chi con una guida sempre più estrema ha messo in pericolo la propria vita, quella di ignari cittadini e degli stessi carabinieri impegnati a bloccare la fuga. E' con queste motivazioni che il giudice per le indagini preliminari di Milano Fabrizio Filice ha motivato la condanna a due anni e otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale inflitta lo scorso giugno nel processo con rito abbreviato a Fares Bouzidi, il ventiduenne alla guida dello scooter su cui ha trovato la morte Ramy Elgaml.

Nelle brevi ma dense motivazioni firmate il 15 luglio (ma note solo oggi) il giudice ripercorre l'inseguimento del 24 novembre 2004 lungo le strade del centro per ben otto chilometri, da via Moscova fino all'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta e l'impatto con l'asfatto del T Max. Una fuga che i militari imputano come tentativo di sottrarsi a un arresto per furto e che invece è legata alla paura per la guida senza patente.

E' la fuga, a dire del gip, "ad attivare l'obbligo degli agenti di polizia di intervenire per arrestarla, indipendentemente dalla motivazione che ha spinto il soggetto agente a realizzarla" anzi "è perfettamente concepibile che gli agenti, di fronte a una condotta così estrema, abbiano ipotizzato una ragione della fuga più grave di quella che è poi risultata essere la ragione effettiva, e abbiano in questo senso interpretato alcuni indizi sospetti riscontrati" dopo: il passamontagna indossato da Fares, l'avere con sé 850 euro e uno spray al peperoncino.

Le espressioni utilizzate dai carabinieri, tra loro, durante l'inseguimento, sono "espressioni obiettivamente forti" come 'vaffanculo non è caduto', 'speriamo si schiantino sti pezzi di m…' "devono essere contestualizzate nella tensione e nell'adrenalina del momento, essendo esclamazioni pronunciate dagli agenti durante un inseguimento che, a causa della condotta di guida dell'imputato, assumeva connotazioni sempre più estreme e rischiose per tutti, pubblici ufficiali compresi".

Tali esclamazioni "non si sono tradotte in alcun atto di ostilità": i carabinieri hanno "immediatamente chiamato i soccorsi e nell'attesa", mentre uno tentava una disperata manovra di rianimazione su Ramy, "altri sono rimasti accanto all'imputato, che era semicosciente, hanno cercato di rassicurarlo dicendogli che stava arrivando l'ambulanza, gli hanno tolto il passamontagna per farlo respirare meglio e gli sono rimasti vicino sino all'arrivo del mezzo di soccorso".

Per i sei carabinieri (due rimasti feriti), parti civili nel processo, è stata stabilito un risarcimento di 2mila euro ciascuno. I militari "hanno avuto ben chiara la percezione di grave pericolo per la vita propria, dei soggetti inseguiti e della generalità degli utenti stradali, inoltre hanno subito "lo stress psicoemotivo dovuto al seguito mediatico che ha avuto la vicenda e alla conseguente esposizione degli agenti di polizia, che sono stati sottoposti, in seguito a questi eventi, a una notevole pressione mediatica e, in alcuni casi, a un vero e proprio hate speech".