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La scena del crimine: troppe persone e confusione
Durante un’intervista esclusiva con Emanuele Canta di “Mattino Cinque News”, l’ex maresciallo Francesco Marchetto ha condiviso dettagli inquietanti riguardo la scena del crimine di Chiara Poggi. Marchetto, che ha guidato la stazione dei carabinieri di Garlasco, ha sottolineato come la gestione iniziale dell’indagine fosse compromessa da una presenza eccessiva di persone all’interno della villa dei Poggi.
“Notai da subito che c’erano troppe persone all’interno della villa dei Poggi. In ordine dovevano esserci: il magistrato, il comandante del reparto e della compagnia, gli addetti ai reperti e quelli alla fotografia, ma ce ne erano molte di più”, ha dichiarato.
Le condizioni della scena del crimine
Marchetto ha descritto la scena come caotica e poco professionale. “C’era davvero tanto sangue e gli operanti non erano adeguatamente bardati. I calzari buona parte delle persone li avevano indossati, ma i guanti non li aveva tutti”, ha aggiunto. Questa mancanza di attenzione ai dettagli ha sollevato interrogativi sulla qualità delle prove raccolte e sull’efficacia dell’indagine. L’ex maresciallo ha evidenziato che, nonostante il suo interesse per il caso, la scena era già compromessa da ore di accessi non autorizzati.
Il testimone e le pressioni subite
Un altro punto cruciale sollevato da Marchetto riguarda il testimone chiave dell’indagine. “Ha raccontato la verità ma ha ritrattato perché è stato minacciato o intimidito da qualcuno che era all’interno della Procura in quel momento”, ha affermato. Queste dichiarazioni pongono interrogativi sulla trasparenza e sull’integrità del processo investigativo, suggerendo che le pressioni esterne possano aver influenzato le testimonianze cruciali per la risoluzione del caso. La questione delle intimidazioni è un tema delicato che merita un’analisi approfondita, poiché mette in discussione la fiducia nel sistema giudiziario.