Roma, 15 mag. (Adnkronos) – "Noi abbiamo votato no al calendario per più di un motivo. Il più macroscopico è quello dell’assenza del ministro degli Affari esteri, ancora più strana perché in passato Tajani è stato uno dei più disponibili a venire in Aula". Lo ha detto in Aula il senatore Alessandro Alfieri, capogruppo del Pd nella Commissione Esteri e membro della segreteria nazionale dem.
"Sono invece due mesi che, davanti ai rivolgimenti dello scenario internazionale, con un’iniziativa diplomatica partita ma che vede la Russia non disponibile a un non negoziato di pace vero, con quello che sta accadendo in Medioriente con la fine della guerra civile in Siria e soprattutto con quello che sta facendo Netanyahu nella striscia di Gaza, con tutti questi rivolgimenti Tajani non trova il tempo, fino alla fine di maggio, per venire in quest’Aula. E’ una mancanza di rispetto assoluta che noi vogliamo stigmatizzare ancora una volta. Noi chiediamo la presenza di Tajani nella prima seduta utile del Senato e il voto sulla mozione per il riconoscimento della Palestina”.
“Lo stesso Trump – ha proseguito Alfieri – ha escluso Israele dalle sue ultime iniziative, ha deciso di aprire un nuovo negoziato con l’Iran, ha posto fine allo scontro con gli Houthi, ha deciso di andare a incontrare i sei paesi del golfo, per la prima volta senza incontrare Israele. E ieri per a prima volta c’è stata una ‘vibrata protesta’ della Presidente del Consiglio, la quale ha detto che ‘forse Netanyahu non sta rispettando i principi del diritto internazionale’. Benvenuta, finalmente Meloni ha aperto gli occhi. Un altro grave motivo è un inedito anche sul versante delle riforme, per cui non c’è un precedente nella storia della Repubblica: far arrivare in Aula senza mandato al relatore una riforma costituzionale blindata, come quella sulla giustizia. E’ una forzatura inaccettabile non solo delle regole del gioco ma della Costituzione repubblicana, non si scherza. Ancora: la Vigilanza Rai è bloccata da ottobre. Forse la maggioranza vuole aprire una nuova fase in cui si utilizzano come una clava le riforme istituzionali così da coprire la questione sociale e cioè la totale assenza di iniziative per sostenere i salari e aiutare la sanità pubblica. Noi non lo permetteremo”.