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Sfide per la Russia nell'espansione delle esportazioni di gas verso la Cina

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Scopri le sfide e le tempistiche relative ai piani ambiziosi della Russia per l'esportazione di gas verso la Cina.

Negli ultimi anni, la Russia ha affrontato significative sfide nel settore energetico, specialmente dopo l’invasione dell’Ucraina. La perdita di numerosi clienti occidentali ha spinto il paese a riorientare le proprie esportazioni di gas verso l’Asia. Tra i progetti più ambiziosi figura il gasdotto Power of Siberia 2, la cui realizzazione potrebbe richiedere fino a dieci anni per raggiungere una capacità operativa significativa.

Il contesto del progetto Power of Siberia 2

Il gasdotto, parte di un investimento multimiliardario, è stato annunciato durante la recente visita del presidente Vladimir Putin in Cina. Nonostante l’accordo legalmente vincolante firmato con Pechino, restano da definire importanti dettagli come i prezzi del gas, le condizioni di investimento e la tempistica per l’inizio delle consegne.

Le sfide delle negoziazioni

Secondo fonti del settore, anche se il progetto venisse finalizzato l’anno prossimo, sarebbero necessari almeno cinque anni per completare la costruzione, seguiti da un ulteriore periodo di cinque anni per raggiungere la piena capacità. Un’altra fonte ha avvertito che Gazprom, l’azienda energetica statale russa, non prevede di utilizzare nemmeno la metà della capacità del gasdotto prima del 2034-35, a condizione che i flussi di gas inizino nel 2031.

Il panorama attuale delle esportazioni di gas

Attualmente, Gazprom fornisce alla Cina circa 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno attraverso il primo gasdotto Power of Siberia, attivo dal 2019. Inoltre, è previsto un altro gasdotto che inizierà a funzionare nel 2027, aumentando ulteriormente le forniture di 12 miliardi di metri cubi all’anno.

Le differenze di prezzo nelle esportazioni

Le esportazioni di gas verso la Cina risultano significativamente più vantaggiose rispetto a quelle destinate ad altri acquirenti internazionali. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico di Mosca, il prezzo del gas per la Cina si attesta attorno ai 248 dollari per mille metri cubi, un valore inferiore del 38% rispetto ai 402 dollari pagati dagli altri clienti di Gazprom al di fuori della Comunità degli Stati Indipendenti. Per il prossimo anno, il prezzo per la Cina è previsto scendere ulteriormente a 240 dollari, circa il 37% sotto il prezzo medio di esportazione di 380 dollari.

Le conseguenze della crisi energetica europea

Le vendite di gas alla Cina attualmente coprono solo circa un quinto delle esportazioni prebelliche di Gazprom verso l’Europa, che sono crollate di dodici volte da quando è iniziato il conflitto in Ucraina. Nel primo semestre del 2025, Gazprom ha esportato solo 8,8 miliardi di metri cubi di gas verso l’Europa, e le previsioni annuali indicano che le esportazioni totali non supereranno i 16 miliardi di metri cubi, raggiungendo così il livello più basso di forniture di gas russo all’Europa dalla fine degli anni ’70.

Prima dell’invasione, le esportazioni di Gazprom verso l’Europa toccavano punte di circa 200 miliardi di metri cubi all’anno. Con il crollo delle vendite verso l’ovest, la Russia si trova a dover ridefinire le proprie strategie di esportazione, con l’Asia che diventa il nuovo obiettivo principale per il gas russo.