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Un passo verso la giustizia: l'immunità di al-Assad in discussione

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I diritti umani potrebbero guadagnare terreno grazie a una sentenza francese che sfida l'immunità di Bashar al-Assad.

Diciamoci la verità: l’immunità dei leader autocratici sta scricchiolando. La Corte di Cassazione francese è sul punto di decidere se togliere l’immunità a Bashar al-Assad, l’ex presidente siriano in esilio, alla luce di prove schiaccianti di crimini contro l’umanità. E se il verdetto fosse favorevole? Potremmo assistere a un processo in absentia per l’uso di armi chimiche, un evento che potrebbe stabilire un precedente per altri leader convinti di poter agire senza conseguenze.

Insomma, un momento che potrebbe riscrivere le regole del gioco per la giustizia internazionale.

Il contesto di un possibile cambiamento storico

La situazione in Siria è un esempio lampante di come il potere possa essere esercitato con impunità. Da oltre un decennio, il regime di al-Assad ha represso brutalmente l’opposizione, ricorrendo a metodi che vanno dalle torture agli attacchi chimici. Secondo il Syrian Observatory for Human Rights, oltre mezzo milione di persone hanno perso la vita in questo conflitto devastante, mentre milioni di altri sono fuggiti da una guerra che sembra non avere fine. La comunità internazionale ha assistito impotente, spesso limitandosi a condanne verbali mentre i diritti umani venivano calpestati. È ora che la giustizia prenda il sopravvento, e la decisione della Corte di Cassazione potrebbe segnare un passo fondamentale in questa direzione.

Ma non è solo una questione giuridica, è anche simbolica. Se i giudici decidessero di sollevare l’immunità, si creerebbe un precedente che non riguarderebbe solo la Siria, ma potrebbe influenzare anche altri regimi autoritari in tutto il mondo. Dalla Russia di Putin al governo israeliano di Netanyahu, l’idea di dover affrontare la giustizia potrebbe risuonare come un campanello d’allarme per chiunque pensi di poter agire senza ripercussioni. È un concetto che, diciamocelo, potrebbe far tremare le fondamenta di molti governi oppressivi.

Un nuovo paradigma per la giustizia internazionale

Il re è nudo, e ve lo dico io: l’efficacia della giustizia internazionale è sempre stata messa in discussione. Le corti, come quella dell’Aia, hanno emesso mandati d’arresto per leader accusati di atrocità, ma l’applicazione di tali mandati è stata spesso ostacolata da considerazioni politiche. La sentenza francese, se favorevole, potrebbe cambiare questa narrativa. Potrebbe anche incoraggiare altri paesi a seguire l’esempio, rendendo difficile per i leader di tutto il mondo sentirsi al sicuro dalle conseguenze delle loro azioni.

Le dichiarazioni di Mazen Darwish, presidente del Syrian Center for Media and Freedom of Expression, evidenziano l’importanza di questo momento. La sua convinzione che una sentenza contro al-Assad rappresenterebbe una vittoria per tutte le vittime di crimini di guerra è un messaggio potente. Non si tratta solo di giustizia per i siriani, ma di un principio universale: nessuno è al di sopra della legge.

Conclusione: un invito alla riflessione

So che non è popolare dirlo, ma la realtà è meno politically correct: i leader autocratici devono rendere conto delle loro azioni. La decisione della Corte di Cassazione francese potrebbe rappresentare un punto di svolta nella lotta per la giustizia globale. Tuttavia, non dobbiamo illuderci. Anche se la sentenza fosse favorevole, il cammino verso la giustizia è lungo e tortuoso. La comunità internazionale deve rimanere vigile e pronta a sostenere i diritti umani, altrimenti rischiamo di tornare a un’era in cui l’impunità regna sovrana.

Invito tutti a riflettere su questo tema. Cosa significa davvero giustizia in un mondo in cui molti leader si sentono al di sopra della legge? È tempo di chiederci: siamo pronti a sostenere i diritti umani, ovunque e per chiunque, o ci limiteremo a guardare mentre il potere continua a schiacciare i più deboli?