Milano, 13 feb. (Adnkronos) – La corte d'Appello di Milano prende tempo e nel difficile equilibrio tra diritti del detenuto e cooperazione fra Stati europei in tema di giustizia posticipa la decisione sulla consegna all'Ungheria di Gabriele Marchetti, il 23enne accusato di lesioni per presunte violenze commesse durante una manifestazione neonazista dell'11 febbraio 2023, insieme alla connazionale Ilaria Salis, da allora detenuta in un carcere di massima sicurezza a Budapest.
I tre giudici – Monica Fagnoni, Stefano Caramellino e Cristina Ravera – riconoscono le "lacune sostanziali" lamentate dalla difesa (avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini) sulle garanzie della detenzione e ravvisano anche l'importanza di eseguire il mandato di arresto europeo per "la realizzazione di un comune spazio europeo di giustizia", ma soprattutto evidenziano come spetti all'Italia, in quanto Stato di esecuzione, "garantire che la persona destinataria di un mandato di arresto europeo non sarà soggetto né a tortura, né a trattamenti inumani, né a trattamenti degradanti" come sancito da più normative europee. Un timore non scongiurato per l’Ungheria, Paese osservato speciale dalla stessa Unione europea e al centro di più report negativi sulle condizioni delle strutture carcerarie, denunciate anche da Salis portata in aula, anche nell’udienza a Budapest, con le manette ai polsi e alle caviglie e tenuta al guinzaglio dagli agenti di custodia.
E così la proposta della corte a Budapest è di dare atto alla Decisione quadro europea e consentire che il 23enne possa continuare a stare lontano dal carcere. Si tratta dello stesso atto che se applicato consentirebbe alla Salis di chiedere gli arresti domiciliari. I giudici milanesi chiedono quindi all'Ungheria, tramite il ministero della Giustizia, "di stabilire se siano applicabili altri strumenti di cooperazione giudiziaria in materia penale diversi dal mandato di arresto europeo atti a garantire l'esercizio dell’azione penale" come appunto i domiciliari. Una proposta a cui si attende risposta entro il 15 marzo, mentre Marchesi – presente in aula e sempre rispettoso delle limitazioni imposte – resterà agli arresti domiciliari in attesa della prossima udienza fissata per il 28 marzo.