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Aggressioni in carcere: la situazione critica nelle strutture penitenziarie italiane

Situazione critica nelle carceri italiane con aggressioni

Un detenuto senegalese aggredisce agenti penitenziari a Udine, evidenziando problemi sistemici.

Un episodio di violenza in carcere

Questa mattina, nella Casa Circondariale di Udine, un detenuto di origine senegalese ha dato vita a un episodio di violenza che ha messo in luce le gravi problematiche del sistema penitenziario italiano. L’uomo, noto per la sua prestanza fisica e per essere un ex pugile, era stato trasferito da Verona a Udine per motivi di sicurezza, dopo aver compiuto numerose aggressioni ai poliziotti penitenziari.

Durante una contestazione disciplinare, il detenuto ha colpito un vice ispettore di Polizia penitenziaria, afferrandolo al collo e aggredendo successivamente altri due agenti intervenuti per fermarlo.

Le denunce del sindacato Sappe

Massimo Russo, delegato nazionale del Sappe, ha fornito una ricostruzione dettagliata dell’accaduto, sottolineando che lo stesso detenuto aveva già aggredito il personale solo quattro giorni prima. In una nota ufficiale, il sindacato ha espresso incredulità per il fatto che l’amministrazione penitenziaria continui a trasferire detenuti in strutture già sovraffollate e con carenze di organico. Queste condizioni, secondo Russo, rendono difficile l’adattamento alla vita intramuraria e aumentano il rischio di episodi violenti.

Richieste di riforma e sicurezza

Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha ribadito la necessità di riforme nel sistema penitenziario, chiedendo l’espulsione dei detenuti stranieri e la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Capece ha evidenziato che i detenuti con problemi psichiatrici sono sempre più numerosi e spesso non ricevono le cure adeguate all’interno delle strutture ordinarie. Inoltre, Russo ha richiesto che gli agenti penitenziari vengano dotati di strumenti di sicurezza come taser e body-cam, per garantire una maggiore protezione durante il servizio.