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Diciamoci la verità: il maltempo in Liguria non è un evento eccezionale; è piuttosto un tema ricorrente che mette in evidenza le lacune nella gestione del territorio e delle emergenze. Il recente nubifragio che ha colpito il savonese e il ponente di Genova ha causato allagamenti in diverse aree abitate, e la reazione delle autorità è stata, come sempre, oggetto di discussione.
Siamo davvero preparati a fronteggiare questi eventi? O ci troviamo, come sempre, a rincorrere i problemi?
La realtà dei fatti: numeri che fanno riflettere
Vediamo i numeri: a Mele e Quiliano le piogge hanno superato i 100 mm in un’ora, con punte di 130 mm a Mele. Questi dati non sono solo statistiche da riportare; sono indicatori di un’emergenza che, sebbene possa sembrare eccezionale, è in realtà il risultato di un clima che cambia e di un territorio spesso mal gestito. I torrenti, come lo Stura e il Leira, hanno mostrato un innalzamento dei livelli, superando il primo livello di guardia per poi rientrare. Eppure, continuiamo a sorprenderci, come se i temporali fossero un evento raro. È davvero così difficile prepararsi quando i segnali sono così chiari?
Il responsabile della Protezione Civile della Regione Liguria, Giacomo Giampedrone, ha dichiarato che il pomeriggio è stato intenso e che ulteriori temporali sono attesi. Ma è qui che sorgono le domande: quali misure preventive sono state adottate? Quali investimenti sono stati fatti per migliorare la resilienza del territorio? La risposta sembra essere, purtroppo, una mancanza di programmazione e una continua emergenza che ci costringe a rimediare in corsa. Non sarebbe il caso di cambiare strategia e guardare avanti?
Un’analisi controcorrente: dove stanno le vere responsabilità?
La realtà è meno politically correct: la nostra classe dirigente spesso si trova impreparata di fronte a eventi che potrebbero essere previsti. I cambiamenti climatici non sono un fenomeno di oggi, eppure la pianificazione territoriale e le politiche di prevenzione rimangono inadeguate. Anzi, in molte occasioni, assistiamo a una gestione reattiva piuttosto che proattiva. Durante il nubifragio, si è parlato di disagi, ma cosa si sta facendo per ridurre il rischio di futuri allagamenti? È il momento di chiederci se le nostre autorità stiano davvero facendo il loro lavoro o se ci siano altre priorità. Ma la domanda che ci poniamo è: cosa possiamo fare noi cittadini per sollecitare un cambiamento?
Inoltre, il fatto che i temporali siano previsti e che le previsioni meteorologiche siano sempre più precise non giustifica l’assenza di un piano d’azione. È ridicolo continuare a subire le conseguenze di eventi atmosferici estremi quando la tecnologia e la scienza ci offrono gli strumenti per anticiparli e gestirli meglio. Così ci ritroviamo a chiedere: chi paga per questa inadeguatezza? E perché continuiamo a tollerarla? È ora di far sentire la nostra voce e spingere per una gestione più responsabile.
Conclusioni che disturbano ma fanno riflettere
In conclusione, mentre ci troviamo a guardarci le spalle per il prossimo temporale, è fondamentale riflettere su quanto stiamo facendo per prevenire situazioni simili in futuro. L’emergenza climatica è una realtà con cui dobbiamo confrontarci, ma ciò che emerge da questa situazione è che le responsabilità vanno oltre il maltempo. Sono le scelte politiche, le mancanze nella pianificazione e la nostra incapacità di agire in modo preventivo che ci espongono a questi rischi. Non possiamo più permetterci di ignorare il problema.
Quindi, prima di affidarci a soluzioni temporanee e reattive, sarebbe opportuno sviluppare una strategia a lungo termine che possa realmente fare la differenza. Solo così potremo sperare di affrontare le sfide future con maggiore sicurezza e consapevolezza. Invito tutti a riflettere e a non dare nulla per scontato, perché il tempo della passività è finito. È ora di agire, e far sentire la nostra voce.