Argomenti trattati
Recenti analisi basate su immagini satellitari hanno messo in luce la situazione attuale delle forze militari israeliane nella Striscia di Gaza. Secondo un rapporto dell’agenzia di verifica Sanad di Al Jazeera, circa 40 basi militari restano attive oltre quello che è conosciuto come il confine giallo, stabilito durante la prima fase di un cessate il fuoco.
Nonostante il ritiro delle truppe israeliane, la occupazione di Gaza continua a persistere, con circa il 58 percento del territorio ancora sotto il controllo militare. Questo è evidente nella concentrazione delle installazioni, in particolare nel sud della Striscia, ma ogni governatorato presenta almeno una posizione militare.
Le installazioni militari nel dettaglio
Le immagini satellitari hanno rivelato che molte delle strutture sono state ampliate o ristrutturate, rendendole più funzionali per le operazioni militari. Un punto strategico di particolare rilievo si trova sulla collina di al-Muntar, nel quartiere di Shujayea a Gaza City. Le comparazioni delle immagini mostrano chiaramente lavori di asfaltatura avvenuti tra il 21 settembre e il 14 ottobre.
Le conseguenze del cessate il fuoco
Nonostante il cessate il fuoco, che è entrato in vigore circa due settimane fa, la violenza non è cessata. Secondo rapporti, quasi 100 palestinesi sono stati uccisi in attacchi israeliani. Il 18 ottobre, ad esempio, le forze israeliane hanno colpito un veicolo nella zona di Zeitoun, uccidendo 11 membri della famiglia Abu Shaaban, tra cui sette bambini e tre donne, mentre tentavano di tornare a casa.
Le autorità israeliane hanno giustificato l’attacco affermando che il veicolo era sospetto e che si trovava oltre il confine giallo. Tuttavia, l’assenza di segnali fisici rende difficile per molti palestinesi identificare la posizione di questa frontiera invisibile. In risposta a tali difficoltà, il Ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato l’intenzione di installare segnali visivi per delineare il confine.
Implicazioni del piano di pace
Nel contesto del piano di pace presentato dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e dal Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza è previsto in tre fasi. Questo piano, tuttavia, è stato elaborato senza la partecipazione dei palestinesi e presenta una mappa crudele delle aree di controllo.
Al termine dell’ultima fase di ritiro, i palestinesi si troveranno confinati in un’area ancora più ristretta rispetto a quella prebellica, continuando il ciclo di controllo israeliano sulla Striscia e sulla popolazione. Il piano rimane ambiguo riguardo ai confini esatti del territorio palestinese e non chiarisce il futuro del blocco aereo e marittimo di Gaza, in vigore da ben diciotto anni.
Incertezze permanenti
Le incertezze restano molte. Ci si interroga su come e quando verranno attuate le fasi di ritiro, quale sarà il ruolo delle forze di sicurezza israeliane e quali saranno le conseguenze a lungo termine per i palestinesi, non solo nella Striscia di Gaza, ma anche in Cisgiordania. La mancanza di chiarezza su questi aspetti rende la situazione ancora più complessa e preoccupante.