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Botta e risposta con Far&High

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È uscita oggi, per Unheard Music, Rabbit Hole, la prima release firmata Far&High e pizzaaftersex, con remix di Sasha Carassi e Gorge, disponibile in formato digitale e vinile. Nata dal desiderio di riportare autenticità nella musica elettronica, Unheard Music debutta come etichetta e collett...

È uscita oggi, per Unheard Music, Rabbit Hole, la prima release firmata Far&High e pizzaaftersex, con remix di Sasha Carassi e Gorge, disponibile in formato digitale e vinile.
Nata dal desiderio di riportare autenticità nella musica elettronica, Unheard Music debutta come etichetta e collettivo internazionale fondato sul principio della libertà creativa. Lontano da trend e algoritmi, il progetto dà spazio a una scena che vuole riscoprire la verità del suono e l’espressione personale.

Il primo capitolo è Rabbit Hole, firmato da Far&High e pizzaaftersex: un manifesto dell’attitudine del collettivo, che rifiuta le formule per lasciare parlare l’istinto. Accanto a loro, Mona Chrome completa il trio dei fondatori, portando una visione ipnotica e contemporanea della techno.

Dietro Far&High ci sono Misha e Maksim, due produttori con oltre venticinque anni di esperienza nella scena elettronica. Il loro sound unisce energia dance e sensibilità sperimentale, con tracce come Alone e Sans Vêtements che hanno definito la loro identità: oggi, con Unheard Music, portano avanti una visione che mette al centro sincerità, rischio ed estro creativo.

Abbiamo parlato con il duo, co-fondatore del progetto, per capire cosa significa oggi costruire un’etichetta che mette la libertà – e non il genere – al centro di tutto.

Ciao Far&High, e benvenuti su notizie.it

Quando avete deciso di iniziare a produrre musica?
Abbiamo entrambi cominciato a fare musica alla fine degli anni ’90. Maksim ha iniziato a esibirsi già nel 1998, mentre Misha è arrivato poco dopo, nei primi anni 2000. Siamo figli dello stesso movimento musicale, e tutto è partito dal Drum’n’Bass: un viaggio affascinante, che ci ha segnati per sempre. Molti dicono che si sentono ancora le tracce della cultura Jungle nella nostra musica – probabilmente è vero, e a noi va benissimo così.

Quando avete capito che la musica sarebbe diventata la vostra strada?
Oggi ci sembra che sia sempre stato così. Fare musica è naturale quanto bere un bicchiere d’acqua o respirare. È qualcosa che puoi vivere solo come una vocazione. Certo, lungo il percorso c’è chi si disillude, ma non è il nostro caso. Ciascuno di noi ha dedicato più di venticinque anni alla musica: tutto il resto, col tempo, è scomparso. Ci sono stati lavori “paralleli”, anche carriere di successo, ma alla fine è rimasta solo la musica – e la gioia di sapere che ciò che ami di più nella vita è anche il tuo lavoro.

Quali sono i vostri artisti preferiti?
Abbiamo iniziato a fare musica per creare qualcosa di nostro, e ovviamente amiamo (e a volte odiamo) tutto ciò che produciamo. Ci sono però artisti che ci hanno profondamente ispirati: Giorgio Moroder, The Chemical Brothers, Daft Punk, Subsonica, Aphex Twin, Trentemøller, Yello… la lista è lunghissima.
Tra i nomi più contemporanei diremmo Simple Symmetry, Toto Chiavetta e Whitesquare. Ma in generale non ci consideriamo “fan” di artisti: oggi un brano conta più del nome che lo firma. È raro che qualcuno pubblichi tre o quattro tracce davvero potenti in poco tempo, quindi siamo più ammiratori dei singoli pezzi che di chi li produce.

E i vostri club o festival del cuore?
Domanda difficile. Per noi conta soprattutto il pubblico: sono le persone a rendere speciale un’esperienza, più del luogo o del nome del club. Detto questo, sicuramente ricordiamo con affetto le stagioni di Ibiza, Amsterdam, Barcellona e Berlino.

Come descrivereste la vostra musica?
È qualcosa di “retrospettivamente moderno”. Rielaboriamo in continuazione tutto ciò che abbiamo ascoltato in quasi trent’anni di musica elettronica – ma anche influenze rock e di altri generi che ci ispirano. Prendiamo i momenti più intensi e li trasformiamo in qualcosa di personale.
La cosa più importante, però, è che cerchiamo sempre di non ripeterci. Dicono che il nostro sound sia riconoscibile, ma in ogni brano proviamo consapevolmente ad allontanarci da ciò che abbiamo già fatto. È per questo che esistono solo un “Alone” o un “Sans Vêtements”: potremmo facilmente produrre dieci tracce simili e vivere dell’eco di quei successi, ma non è nel nostro modo di essere. La nostra strada è passare settimane in studio a soffrire (e divertirci) per creare qualcosa di nuovo, senza perdere la nostra identità sonora nei dettagli.

Qual è il momento più bello della vostra carriera?
È successo non molto tempo fa, nel 2019. Avevamo inviato un demo a Diynamic e ce ne eravamo quasi dimenticati. Dopo un mese e mezzo, arriva un’e-mail: volevano firmare quei brani. È stato un momento intenso, quasi surreale – la sintesi di tutto ciò che avevamo costruito in vent’anni di lavoro individuale.
Una sensazione simile l’abbiamo provata quando, insieme a pizzaaftersex, abbiamo dato vita a Unheard Music: l’idea, il concetto, il modo in cui abbiamo trasformato un’emozione grezza in qualcosa di concreto e significativo. È la stessa emozione che ti fa dire, la prima volta, “voglio fare musica”. Ora sappiamo anche che tipo di etichetta e di comunità mancano alla scena contemporanea. Ed è un sentimento incredibile.

E l’episodio più assurdo o imbarazzante?
Una volta abbiamo suonato in un resort di montagna, a oltre duemila metri d’altitudine, davanti a un migliaio di persone. La consolle non era separata dal pubblico e avevamo chiesto agli organizzatori solo una cosa: “basta che non arrivino bevande vicino all’attrezzatura”. Ovviamente, dopo circa quaranta minuti, qualcuno rovescia del prosecco su un lettore. Nessun backup disponibile. Abbiamo suonato per un’ora con un solo deck – ma il bello è che la festa non ne ha risentito affatto.

Cosa fate nel tempo libero?
Tempo libero? Cerchiamo di ricordarci cosa sia…
Scherzi a parte, Misha è appassionato di fotografia e orologi, mentre Maksim negli ultimi tempi si dedica alla produzione video. Ma per la maggior parte, continuiamo a passare le giornate in studio, tra progetti personali e collaborazioni “fantasma”.

Che rapporto avete con i social media?
Complicato, a dire la verità. Come dicevamo, passiamo la maggior parte del tempo in studio o a seguire l’etichetta, e resta pochissimo spazio per comunicarlo pubblicamente. Forse è anche per questo che, pur avendo avuto due grandi successi negli ultimi cinque anni, non siamo così conosciuti. Ma va bene così: la nostra strada è semplicemente diversa, e vogliamo continuare a percorrerla.

Quali sono i vostri prossimi progetti?
Insieme a pizzaaftersex abbiamo fondato Unheard Music, un’etichetta di nuova generazione. Non vogliamo seguire il mercato né legarci a un genere preciso. Vogliamo dare agli artisti quella libertà creativa che, a nostro avviso, manca da tempo. Oggi tutto è condizionato dalle aspettative: del pubblico, del mercato, di ciò che si è già fatto e si dovrebbe rifare. Noi non siamo contrari, ma con Unheard Music vogliamo provare un’altra via. L’unica regola è che la musica deve far ballare, tutto il resto è aperto. Non chiediamo agli artisti di rimanere fedeli al proprio stile: vogliamo che si esprimano liberamente, senza cliché.
L’obiettivo è anche creare una comunità di persone affini, non solo tra artisti ma anche tra ascoltatori. Siamo convinti che molti abbiano voglia di uscire dalle proprie “bolle algoritmiche” e respirare aria nuova.
Unheard Music sarà dischi, podcast, interviste, e in futuro anche eventi privati e pubblici in giro per il mondo, oltre a radio show. Di una cosa siamo certi: anche se non sappiamo quale sarà il suono del prossimo brano, sappiamo che arriverà dal cuore.

instagram.com/farandhigh/