Milano, 16 dic. (Adnkronos) – Lo stadio San Siro a Milano "ha costituito per lungo tempo" il teatro dove si è manifestato il "programma criminoso del sodalizio associativo" che ha portato – nel processo abbreviato – alla condanna di 16 imputati, tra cui gli ex vertici delle curve di Inter e Milan tra cui Andrea Beretta e Luca Lucci, e ha indotto la giudice dell'udienza preliminare di Milano Rossana Mongiardo a riconoscere come parte civili Inter e Milan, oltre che la Lega nazionale professionisti Serie A.
"La strategia di violenza che ha caratterizzato il sodalizio criminale del quale gli imputati facevano parte ha leso gli interessi specifici delle due parti civili, cagionando loro danni patrimoniali e non patrimoniali", si legge nelle motivazioni della sentenza pronunciate lo scorso giugno.
In particolare, per il club rossonero i danni riguardano il cosiddetto sistema delle 'doppiette', che avrebbe avuto l'effetto di consentire l'abusivo ingresso allo stadio di centinaia di persone; il clima "di diffuso timore generatosi a causa della violenza agita dall'associazione, sentimento che avrebbe dissuaso un numero indeterminato di persone dall'assistere alle partite" e i costi sostenuti per l'impiego di un numero di steward superiore a quanto sarebbe stato necessario per colpa di una parte di tifoseria che ha messo in atto comportamenti "in insanabile frizione con le regole etiche della società". Per la giudice "Non v'è dubbio di come la sistematica violenza che ha animato l'attività del sodalizio criminale abbia minato la percezione di sicurezza all'interno dello stadio", sicurezza che la Lega Serie A, in prima persona, s'impegna a garantire. "L'accertata esistenza di un'organizzazione criminale volta alla commissione di delitti a connotazione violenta (anche ed in particolare) all'interno degli stadi di calcio – interferendo con la fisiologica gestione delle partecipazioni all'attività sportiva mina ineluttabilmente il prestigio dell'organizzazione sportiva".
Quanto al club Inter che ha lamentato di essere vittima di varie condotte, "per lo più di natura violenta" tra cui, "continue pressioni di carattere estorsivo, risse, lesioni, percosse, resistenza a pubblico ufficiale" da parte degli allora indagati, il Tribunale riconosce il danno patrimoniale e reputazionale e di immagine alla società, "i cui valori fondanti sono in controtendenza rispetto a quanto emerso dagli atti, anche in considerazione della lesione dell'efficienza e dell'organizzazione (anche internazionale) della società". Nella sentenza era stato stabilito un risarcimento di 50mila euro per ciscuna società sportiva e di 20mila euro per la Lega Serie A.