Milano, 6 ago. (Adnkronos Salute) – Pagelle scarse con voti particolarmente bassi in matematica? Potrebbe essere colpa del climate change. Non è la scusa originale accampata da un alunno svogliato, ma un vero e proprio alert lanciato da un team di scienziati: l'aumento delle temperature potrebbe influire negativamente sull'apprendimento degli studenti in tutto il mondo, segnalano gli autori di una ricerca pubblicata su 'Plos Climate', che ha misurato l'effetto cumulativo delle aule surriscaldate da stagioni roventi sulle performance scolastiche.
L'analisi condotta da Konstantina Vasilakopoulou dell'australiano Royal Melbourne Institute of Technology (Rmit) e da Mat Santamouris dell'University of New South Wales (Unsw), è una revisione sistematica dei dati di quasi 14,5 milioni di studenti in 61 Paesi e ha permesso di rilevare che l'esposizione prolungata al caldo urbano, e a temperature elevate in particolare negli ambienti scolastici, compromette significativamente le prestazioni cognitive degli studenti: riduce la loro capacità di apprendere e assimilare le conoscenze, con un impatto maggiore su compiti complessi come la matematica rispetto a quelli più semplici come la lettura. Non solo: aumentano anche i rischi per la salute mentale e le disuguaglianze educative. E le conseguenze risultano essere sproporzionate sulle popolazioni vulnerabili e a basso reddito.
L'impatto delle alte temperature sul rendimento scolastico degli studenti viene definito dagli autori della ricerca "profondamente significativo", influendo sui risultati scolastici, intellettuali e professionali. "Questa ricerca evidenzia una conseguenza critica e poco riconosciuta del cambiamento climatico", evidenzia Santamouris della School of Built Environment dell'Unsw. "Lo stress da calore non ha solo un impatto sulla salute fisica, ma compromette anche l'equità educativa e compromette il potenziale umano".
Fra i risultati chiave emersi dal lavoro c'è l'aspetto del declino cognitivo: l'esposizione prolungata al calore per diversi anni scolastici porta a un calo misurabile del rendimento scolastico. E viene evidenziato anche il nodo della disuguaglianza sociale, dal momento che gli studenti provenienti da contesti a basso reddito e appartenenti a minoranze sono fino a 3 volte più colpiti dalla perdita di apprendimento dovuta al caldo, rilevano gli esperti. Altro elemento sono le disparità globali: gli studenti dei Paesi più poveri subiscono perdite cognitive significativamente maggiori rispetto a quelli dei paesi più ricchi, secondo quanto emerge dalla ricerca. E infine i rischi futuri: "Senza interventi – è il messaggio – il cambiamento climatico potrebbe ridurre il rendimento scolastico degli studenti fino al 10% entro il 2050 in alcune regioni".
I ricercatori hanno anche esaminato strategie di adattamento, tra cui l'aria condizionata (che potrebbe compensare il 73% della perdita cognitiva correlata al caldo), una migliore ventilazione e tecnologie di raffrescamento urbano. Sebbene queste misure possano mitigare la perdita cognitiva, l'accesso rimane disomogeneo, in particolare nelle comunità svantaggiate. "Le tecnologie di raffreddamento devono essere rese accessibili a tutti gli studenti, non solo a quelli delle aree più ricche", sottolinea Santamouris. "Altrimenti, il cambiamento climatico continuerà ad ampliare il divario educativo e sociale".
Gli autori chiedono un'azione politica urgente per integrare la resilienza climatica nella pianificazione delle infrastrutture educative. E questo include dare priorità alla mitigazione del calore nella progettazione delle scuole, ampliare l'accesso alle tecnologie di raffreddamento e sostenere ulteriori ricerche sugli impatti cognitivi degli stress ambientali. "Non si tratta solo di una questione ambientale, ma di un problema di giustizia sociale ed educativa", conclude Vasilakopoulou. "Dobbiamo agire ora per proteggere il potenziale di apprendimento delle generazioni future".