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Recentemente, una lettera redatta dai ministri dell’economia di Germania e Italia ha scatenato una reazione furiosa all’interno della coalizione di governo tedesca. I membri del partito Socialdemocratico (SPD) si sono trovati di fronte a una sorpresa sgradita quando hanno appreso della missiva inviata alla Commissione Europea, che richiede una revisione immediata delle normative riguardanti la vendita di auto a combustione interna a partire dal 2035.
Questo documento, firmato da Katherina Reiche, ministra dell’economia tedesca, e Adolfo Urso, suo omologo italiano, ha sollevato interrogativi sulla coordinazione delle politiche industriali e climatiche all’interno del governo tedesco. La lettera afferma esplicitamente che i due paesi sono uniti nel chiedere un cambiamento immediato nel settore automotive.
I fatti
La notizia della lettera ha preso alla sprovvista i membri dell’SPD, che non avevano ricevuto alcuna comunicazione preventiva. Sebastian Roloff, rappresentante del partito al Bundestag, ha dichiarato: “Non eravamo a conoscenza di questa lettera. Ci aspettiamo che le questioni relative alle politiche industriali e climatiche siano coordinate all’interno del governo federale, evitando azioni unilaterali”.
La rabbia dell’SPD è amplificata dal fatto che le decisioni riguardanti gli obiettivi di emissione delle auto rientrano sotto la giurisdizione del ministero dell’Ambiente, attualmente guidato da un esponente del partito. Un portavoce del ministero ha confermato che “la posizione del governo federale è ancora in fase di coordinamento, quindi questa lettera non può rappresentare il punto di vista di tutta la coalizione”.
Le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente
In un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Die Zeit, il Ministro dell’Ambiente Carsten Schneider ha ribadito il suo sostegno agli obiettivi fissati per il 2035. Ha affermato: “In parole povere, la debole crescita della Germania, anche nel settore automotive, non è stata causata da eccessive misure di protezione climatica”. Schneider ha inoltre sottolineato che l’emobilità è il futuro e che l’industria deve adattarsi a questo cambiamento, necessitando di un quadro giuridico che offra sicurezza e stabilità per gli investimenti.
Le conseguenze
Le trattative che hanno portato alla lettera sono emerse in un contesto di rapporti complessi tra le capitali europee. L’Italia ha dato il via all’iniziativa, coinvolgendo anche Berlino e Parigi per redigere un documento congiunto. Tuttavia, la Francia ha scelto di non firmare la lettera, chiarendo durante un incontro del Consiglio Competitività dell’UE che qualsiasi revisione della legislazione del 2035 sarebbe dovuta includere requisiti riguardanti la produzione europea delle auto, una richiesta che né Berlino né Roma avrebbero accettato.
Le posizioni contrastanti in Germania
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha inizialmente criticato il divieto dei motori a combustione durante la campagna elettorale, ha adottato un atteggiamento più cauto dopo essersi unito all’SPD per formare il governo. Nonostante il supporto della Germania alla legislazione nel passato, questo è avvenuto con molte riserve. Con il passare del tempo, i conservatori, sostenuti dall’industria automobilistica tedesca, hanno cominciato a contestare questa misura, temendo che la fine delle vendite di auto a combustione potesse danneggiare ulteriormente un settore già in difficoltà a causa della transizione verso i veicoli elettrici e della crescente concorrenza cinese.
Il mese scorso, Merz ha rotto con la coalizione, dichiarando in un evento a Berlino che la Commissione dovrebbe “revocare questo divieto sui motori a combustione”. La chancellery tedesca non ha rilasciato commenti immediati riguardo alla lettera controversa, lasciando in sospeso la posizione ufficiale del governo su questa questione delicata.
La lettera firmata dai ministri dell’economia tedesco e italiano ha messo in luce le fratture interne della coalizione di governo tedesca, rivelando divergenze significative sulle politiche riguardanti le auto a emissioni zero e il futuro dell’industria automobilistica europea.