Negli ultimi anni, le evasioni dalle carceri italiane hanno subito un’impennata preoccupante, con un aumento del 700% dei casi registrati dal 2023. L’incremento esponenziale delle fughe evidenzia problemi strutturali e organizzativi, ponendo interrogativi sulla sicurezza delle prigioni e sulle misure di controllo adottate. In questo contesto, diventa urgente un approfondimento sulle cause di questa escalation.
Evasioni dal carcere: il sindacato della polizia penitenziaria lancia l’allarme
Dopo la fuga di Andrea Cavallari, 26enne noto come membro della cosiddetta “banda dello spray” e condannato a 10 anni e 11 mesi per la strage di Corinaldo, il sindacato della polizia penitenziaria ha denunciato un significativo incremento di episodi simili.
Cavallari aveva ottenuto un permesso speciale per uscire dal carcere in occasione della sua laurea in Giurisprudenza, ma non ha fatto ritorno alla struttura penitenziaria. Anche la sua fidanzata risulta scomparsa dallo stesso giorno. Il magistrato di Sorveglianza aveva concesso a Cavallari un permesso per necessità, valido solo per partecipare alla discussione della tesi e alla laurea a Bologna. Era la prima volta che, assistito dall’avvocato Muzzioli, otteneva un’agevolazione simile, giustificata come evento eccezionale legato al termine degli studi. Il permesso, comunicato direttamente a Cavallari, è stato però sfruttato per evitare il rientro in carcere, allarmando le autorità.
Evasioni dal carcere: Cavallari non è l’unico, dal 2023 aumento del 700% dei casi
“Siamo al 700% di casi in più di evasioni sulla fiducia dello Stato dal 2023, rispetto agli anni precedenti. In generale ci sono state circa 340 evasioni nell’ultimo anno, una media che va avanti dal 2023″, ha dichiarato il segretario generale Aldo Di Giacomo.
Nel caso di Cavallari, nonostante lo Stato gli abbia dimostrato fiducia permettendogli di studiare come segno di volontà di reinserimento, lui ha risposto tradendo questa fiducia con l’evasione. Questo gesto evidenzia una mancanza di rispetto verso le opportunità offerte e solleva dubbi sull’efficacia delle misure di recupero adottate nel sistema penitenziario.
“Lancio un appello ad Andrea Cavallari affinché si riconsegni alla giustizia, dimostrando che il suo è stato un atto di debolezza e non il fallimento del suo percorso trattamentale”, ha sottolineato Irma Conti, componente del collegio del Garante dei detenuti.