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Una mossa semplice per evitare il blocco del conto e ripartire legalmente

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Quando si accede a una procedura di sovraindebitamento, il fido bancario può essere revocato anche se si è in regola. Ma esiste una strategia concreta per evitarlo: trasformare il fido in prestito personale. Una soluzione poco nota ma efficace, utile per chi vuole davvero ricominciare.

Fido bancario e sovraindebitamento: la scelta intelligente che può salvarti prima della crisi

Non tutti i problemi iniziano con un fallimento. Alcuni iniziano quando tutto sembra ancora funzionare: i pagamenti sono in regola, il conto corrente è attivo, la banca ti considera ancora un cliente affidabile. Ma proprio nel momento in cui decidi di voltare pagina e presentare una domanda per accedere a una procedura di sovraindebitamento, tutto può cambiare all’improvviso.

È qui che accade qualcosa di inaspettato: la banca può revocare il tuo fido. Anche se non hai mai saltato un pagamento. Anche se sei ancora formalmente in bonis. E può farlo perché la sola presentazione della domanda rappresenta, per l’intermediario finanziario, un segnale di crisi. Il risultato? Conto bloccato. Fido azzerato. Liquidità sparita.

Per chi si trova in una fase già fragile della propria esistenza economica, è come togliere l’aria a chi cerca di risalire a galla.

Un pericolo reale, ma non inevitabile

Le aperture di credito bancarie sono, per loro natura, revocabili “a vista”. È scritto nei contratti. E quando la banca viene a conoscenza dell’avvio di una procedura di ristrutturazione, anche se minore, può decidere di interrompere la linea di credito. Lo fa per proteggersi, per limitare il rischio. Ma per chi è dall’altra parte, quella decisione può segnare il fallimento di un percorso di risanamento ancora prima di cominciare.

La soluzione? Semplice, legittima, sorprendentemente efficace

C’è una strategia poco nota, ma di grande efficacia, che può prevenire la revoca del fido e mettere al sicuro la stabilità finanziaria di chi si avvicina alla procedura. Si tratta di trasformare il fido bancario in un prestito rateale.

In pratica, il debitore chiede alla banca di chiudere il fido e convertire il saldo in un prestito personale con rimborso a rate fisse. Una volta erogato, questo prestito:

  • non è più revocabile come un fido a vista;

  • può essere incluso nella proposta di piano e, se necessario, sospeso;

  • mantiene attiva la liquidità prima dell’omologa.

È un passaggio semplice, spesso sottovalutato, ma capace di fare la differenza tra una crisi gestita e un’ulteriore caduta.

Una questione di tempismo e consapevolezza

Secondo le analisi degli esperti, oltre il 60% dei piani di ristrutturazione fallisce per problemi di cassa immediati, spesso legati alla revoca di rapporti bancari prima ancora dell’omologa. Eppure, nella maggior parte dei casi, questi eventi sono evitabili con una corretta pianificazione.

Il Dott. Andrea Gerardi, commercialista e advisor in crisi d’impresa, lo conferma:
“Chi affronta la crisi con lucidità e pianificazione può evitarne gli effetti peggiori. Convertire un fido in prestito prima di avviare la procedura significa giocare d’anticipo. È un gesto che comunica responsabilità, visione e volontà di rientro”.

Una scelta che parla di futuro

Questa strategia non è solo un trucco tecnico. È un modo per riconquistare il controllo. Per dire, anche a se stessi: “Posso gestire questa crisi. Posso scegliere come affrontarla”. Significa guardare avanti, progettare il dopo, proteggere ciò che resta.

In un contesto economico in cui la fiducia viene meno con un click, avere una leva concreta per stabilizzare la propria posizione può fare la differenza.

Conclusioni

Chi si trova oggi sull’orlo di una crisi finanziaria ha bisogno di strumenti pratici, non solo teorici. Ha bisogno di sapere che c’è una via per rialzarsi. E questa via, a volte, passa per una telefonata alla propria banca e una richiesta semplice: “Vorrei trasformare il mio fido in un prestito rateale”.

Una richiesta che, se fatta nel momento giusto, può cambiare tutto.