Le forze israeliane hanno intensificato la loro offensiva a Gaza, causando la morte di almeno 65 palestinesi e distruggendo numerosi edifici residenziali. Secondo la Protezione Civile palestinese, almeno 50 strutture sono state rase al suolo dall’inizio dell’operazione militare. La devastazione ha costretto centinaia di famiglie a cercare riparo in condizioni precarie.
La situazione attuale a Gaza
Il bombardamento dell’Al-Ruya Tower, avvenuto domenica, ha segnato un’altra giornata drammatica per i residenti di Gaza City. L’esercito israeliano ha avvertito prima dell’attacco, ma molte famiglie, già sfollate, si sono trovate costrette a fuggire nuovamente. Amjad Shawa, a capo della Rete delle ONG palestinesi, ha descritto la situazione come “spaventosa”, sottolineando come le esplosioni stiano seminando panico tra la popolazione. “Oggi, centinaia di famiglie hanno perso i loro ripari,” ha dichiarato Shawa, aggiungendo che “non esiste un luogo sicuro nel sud.”
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha giustificato gli attacchi affermando che l’esercito sta “eliminando infrastrutture terroristiche”. Tuttavia, queste dichiarazioni sono state accolte con scetticismo, poiché colpiscono anche le strutture civili nella regione.
Il bombardamento dell’Al-Ruya Tower segue un attacco precedente al Club Al Jazeera, dove anche i tendoni che ospitano le famiglie sfollate sono stati colpiti. Negli ultimi giorni, edifici come il Soussi Tower e il Mushtaha Tower sono stati distrutti, causando feriti tra i palestinesi che cercavano di ripararsi nelle vicinanze.
Le conseguenze umanitarie
La situazione umanitaria a Gaza è in rapido deterioramento. Il Ministero dell’Interno di Gaza ha emesso un avviso ai cittadini di non fidarsi delle affermazioni israeliane riguardo a zone umanitarie sicure. Nonostante le dichiarazioni ufficiali, la realtà sul campo è ben diversa, con bombardamenti continui anche nelle aree designate come “zone umanitarie”.
Le esplosioni si sentono ogni pochi minuti, con report di attacchi aerei in tutto il territorio. Secondo testimoni oculari, le forze israeliane utilizzano robot esplosivi a controllo remoto, distruggendo interi quartieri residenziali. In aree come Sheikh Radwan, le conseguenze sono devastanti: case, scuole e una moschea sono stati colpiti.
Le vittime continuano a salire, con almeno sei persone uccise in un raid aereo nella zona di Shati e ulteriori perdite nel campo di Nuseirat. Le autorità sanitarie locali segnalano che oltre 64.000 palestinesi sono morti e circa 162.000 sono rimasti feriti dall’inizio del conflitto a ottobre 2023.
Le reazioni internazionali
La comunità internazionale continua a esprimere preoccupazione per la situazione a Gaza. Accademici, esperti delle Nazioni Unite e organizzazioni per i diritti umani hanno descritto le azioni israeliane come genocidio. Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha proposto un nuovo piano per porre fine al conflitto, definendolo un “ultimo avvertimento” per Hamas.
Hamas ha confermato di aver ricevuto “idee” dagli USA, dichiarando di essere aperta a qualsiasi tentativo di giungere a un cessate il fuoco duraturo. Tuttavia, la situazione sul campo continua a essere critica, e i palestinesi vivono nel terrore di nuovi attacchi.
In un contesto di crescente violenza, la comunità internazionale è chiamata a rispondere e a cercare soluzioni per alleviare le sofferenze della popolazione civile di Gaza.