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Israele ha intensificato la sua offensiva su Gaza, colpendo la torre residenziale più alta, l’Al-Ghafri, nel corso di una serie di raid aerei che hanno devastato Gaza City. Questo attacco, avvenuto lunedì sera, ha costretto centinaia di migliaia di residenti a fuggire, aumentando il già elevato numero di sfollati nella regione.
Il Ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha celebrato questi bombardamenti, definendoli una risposta alla minaccia di Hamas.
Dettagli della situazione a Gaza
La crisi umanitaria a Gaza si aggrava, con il Ministero della Salute palestinese che riferisce di almeno 51 morti, tra cui sei gemelli di sei anni, solo nelle ultime 24 ore. Inoltre, tre giornalisti sono stati uccisi in attacchi separati, portando il numero totale di operatori dei media uccisi a quasi 280 dallo scoppio del conflitto. Questo è stato definito il conflitto più letale per i giornalisti, secondo i gruppi di monitoraggio dei media.
Le forze israeliane hanno condotto bombardamenti aerei intensi su Gaza, concentrandosi principalmente nelle zone nord e ovest della città. La Palestinian Civil Defence ha confermato che oltre 50 edifici a più piani sono stati distrutti nelle ultime settimane, mentre aree come Zeitoun sono state ridotte in macerie. Testimoni oculari raccontano di interi quartieri distrutti e di una popolazione terrorizzata.
Le dichiarazioni ufficiali e la risposta internazionale
Il Ministro Katz ha postato video degli attacchi sui social media, affermando che le torri sono utilizzate da Hamas per scopi terroristici, senza fornire prove concrete. Le organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite, hanno espresso preoccupazione per l’uso di armi non convenzionali e per il numero crescente di civili colpiti da queste operazioni militari. Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che la comunità internazionale deve rimanere vigile e chiedere la responsabilità per le violazioni dei diritti umani.
Molti palestinesi esprimono la loro paura di non poter mai tornare alle loro case. Alcuni raccontano di aver lasciato tutto alle spalle, mentre cercano di trovare rifugio in zone che sono state designate come “zone sicure”. Tuttavia, queste aree continuano a essere bombardate, creando un ulteriore senso di vulnerabilità tra la popolazione sfollata.
Le conseguenze umanitarie e la crisi alimentare
La crisi alimentare a Gaza è in rapido peggioramento. Secondo l’Integrated Food Security Phase Classification, una carestia è stata dichiarata nel nord di Gaza. Le famiglie lottano per trovare cibo e acqua potabile, mentre i servizi sanitari sono praticamente inesistenti. Le organizzazioni umanitarie segnalano che solo quattro delle diciassette missioni umanitarie coordinate con Israele sono state autorizzate a entrare nella Striscia di Gaza, ostacolando ulteriormente gli sforzi di soccorso.
La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che i sfollati sono costantemente esposti a attacchi diretti, sia all’interno dei campi che mentre tentano di lasciare. Le forze israeliane hanno ucciso almeno cinque palestinesi che attendevano aiuti alimentari nelle vicinanze di al-Mawasi, secondo quanto riportato dal Nasser Medical Complex.
La comunità internazionale è chiamata a prendere posizione e a richiedere che le leggi internazionali siano rispettate. Albanese ha sottolineato che questa situazione non può continuare e che gli attori coinvolti devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni. La denuncia della violenza e della sofferenza umana è giunta da molteplici fonti, evidenziando la necessità di un intervento urgente.