Piove ancora. E in Texas, ogni goccia pesa come un macigno. Le inondazioni che hanno colpito lo Stato si stanno trasformando in una delle peggiori tragedie degli ultimi anni. Il bilancio delle vittime cresce di ora in ora. E il conto non è ancora finito.
Texas, 120 vittime inondazioni e numeri che spaventano
Le strade sono fiumi. I fiumi sono muraglie d’acqua. La gente cammina tra i detriti, con gli occhi bassi e il cuore gonfio. Sono più di 120 vittime accertate, e il numero dei dispersi fa tremare i polsi: 173 persone risultano ancora introvabili. In mezzo al disastro, la contea di Kerr è diventata l’epicentro di questa emergenza. Da sola conta 96 vittime e 161 dispersi. Famiglie intere che non rispondono al telefono. Nomi scritti su lavagne improvvisate nei centri d’accoglienza. Silenzi troppo lunghi.
La gente racconta di notti passate sui tetti, tra sirene e rumori di elicotteri. Di anziani lasciati indietro. Di bambini spaventati. E sì, qualcuno lo dice a bassa voce: “Non pensavamo potesse succedere qui”. Ma è successo. E succede ancora. Perché l’acqua non smette. E i soccorsi – anche se incessanti – non bastano mai.
Trump in visita nella zona devastata dalle alluvioni
Venerdì, il presidente Donald Trump sarà sul posto. Una visita attesa, sì. Ma anche discussa. C’è chi lo accoglierà con rispetto, e chi invece lo guarda con rabbia. Perché in tanti si chiedono: “Non si poteva fare prima?”. Intanto, gli aiuti federali iniziano ad arrivare, ma per molti è tardi. Le case non ci sono più. I ponti nemmeno. Restano solo ricordi impastati di fango.
Questa non è solo una notizia. È una ferita. E il Texas, ora, non chiede solo telecamere. Chiede risposte. Chiede mani. Chiede che i nomi delle 120 vittime non finiscano in fondo a un elenco. E che i 173 dispersi non vengano dimenticati. Perché dietro ogni numero c’è una voce. Un volto. Una storia che, forse, non si chiuderà mai davvero.