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Una notte di violenza al Cpr di Torino
La situazione al Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Torino è degenerata in una notte di violenza e disordini. Quattro agenti delle forze dell’ordine sono rimasti feriti, mentre un migrante ha subito una frattura a una gamba. Gli eventi si sono intensificati dopo che alcuni detenuti hanno appiccato un incendio nell'”area bianca” della struttura, per poi rifugiarsi su una tettoia.
Questo gesto estremo è avvenuto al culmine di una giornata di proteste, caratterizzate dal rifiuto del cibo e dalle lamentele per le restrizioni sulle comunicazioni telefoniche.
Proteste e attivismo fuori dal Cpr
All’esterno del Cpr, attivisti e sostenitori dei diritti umani si sono radunati in risposta alle notizie di violenza all’interno della struttura. La folla, richiamata dai social media, ha cercato di portare aiuto, ma l’accesso alle ambulanze è stato ostacolato fino a quando non è stata effettuata una mediazione con le autorità. La tensione è palpabile, e la situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di persone vulnerabili all’interno del centro, come segnalato dalla consigliera regionale Alice Ravinale.
Le reazioni politiche e le richieste di chiusura
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Mentre il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno denunciato il “fallimento del sistema Cpr”, chiedendo una revisione radicale della gestione dei migranti, il centrodestra ha risposto con fermezza. Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d’Italia, ha accusato le forze politiche di sinistra di giustificare le rivolte anziché condannarle, sottolineando che i torinesi non saranno messi sotto ricatto. La questione della chiusura del Cpr di Torino è diventata un tema centrale nel dibattito politico, con richieste sempre più pressanti per una riforma del sistema di detenzione per migranti.