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Israele: il piano di occupazione di Gaza approvato dal governo

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Israele si prepara a una grande offensiva su Gaza City, ma la situazione umanitaria è critica.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato un piano per la completa occupazione di Gaza City, un passo che intensifica le operazioni militari nell’enclave palestinese. Ma cosa significa veramente questa decisione in un momento in cui la situazione umanitaria è già critica? Migliaia di residenti stanno soffrendo per la fame e la mancanza di aiuti, e mentre le forze israeliane si preparano a prendere il controllo della città, le domande su come assistere i civili al di fuori delle zone di combattimento rimangono aperte.

Dettagli del piano di occupazione

Il piano, approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano, prevede la preparazione delle forze militari per assumere il controllo di Gaza City. In un comunicato ufficiale si evidenzia che l’operazione mira a garantire che anche i civili possano ricevere aiuti, nonostante le attuali condizioni di conflitto. Ma chi deciderà le modalità di questa assistenza? Secondo fonti governative, qualsiasi risoluzione del gabinetto di sicurezza dovrà ora essere approvata dal governo nella sua interezza, il che potrebbe avvenire solo domenica. Questo piano segna un’escalation significativa nel conflitto, con conseguenze devastanti per i residenti di Gaza City, dove già si segnalano condizioni di carestia. Le forze israeliane hanno bloccato l’ingresso degli aiuti umanitari, costringendo molti a vivere in condizioni disumane. Non ti sembra che la situazione stia diventando insostenibile?

Barak Ravid, giornalista di Axios, ha riportato che l’operazione prevede la dislocazione forzata di tutti i civili palestinesi da Gaza City verso campi centrali e altre aree entro il 7 ottobre. Inoltre, un assedio sarà imposto ai militanti di Hamas rimanenti nella città, con un’offensiva terrestre che proseguirà in contemporanea. La preoccupazione è palpabile: come reagiranno le popolazioni coinvolte?

Reazioni e implicazioni internazionali

In una recente intervista con Fox News, Netanyahu ha affermato che Israele non intende diventare un “corpo di governo” di Gaza, suggerendo che la responsabilità sarà trasferita a una terza parte non specificata. Questa dichiarazione ha sollevato interrogativi sulla gestione futura dell’area e sulle reali intenzioni di Israele. “Non vogliamo mantenerla. Vogliamo avere un perimetro di sicurezza. Non vogliamo governarla”, ha dichiarato il Primo Ministro. Ma è davvero così semplice?

Le dichiarazioni di Netanyahu arrivano dopo che media israeliani avevano anticipato l’annuncio di un’occupazione totale della Striscia di Gaza. Shihab Rattansi, corrispondente di Al Jazeera, ha sottolineato che la mossa di Israele è stata “preannunciata” nei giorni scorsi, con il supporto implicito dell’amministrazione Trump, che ha lasciato libertà d’azione a Netanyahu. La comunità internazionale si chiede: quali saranno le conseguenze di queste manovre?

Situazione umanitaria e risposta locale

La situazione a Gaza City è critica, con oltre 61.000 palestinesi uccisi dall’inizio delle ostilità nell’ottobre 2023. Centinaia di migliaia di persone sono fuggite dalla città a causa di ordini di evacuazione forzati, ma molti sono tornati durante una breve tregua all’inizio dell’anno. Le operazioni militari in corso potrebbero provocare lo sfollamento di ulteriori migliaia di persone, aggravando una crisi alimentare che ha già causato la morte di quasi 200 persone per malnutrizione. È inaccettabile che in pieno XXI secolo ci siano persone che muoiono di fame.

“Non c’è più nulla da occupare”, ha dichiarato Maysaa al-Heila, residente di Gaza, all’agenzia Associated Press, esprimendo la disperazione della popolazione. “Non c’è più Gaza”, ha aggiunto, evidenziando la gravità della situazione attuale. Con la crescente tensione e la possibilità di una nuova offensiva, la comunità internazionale resta in attesa di vedere come si svilupperà la situazione e quali misure saranno adottate per affrontare la crisi umanitaria in corso. È tempo di agire, prima che sia troppo tardi.