Nel vertice Nato di fine giugno, mentre si parlava di guerra e diplomazia, è arrivata una decisione che pesa. Non solo simbolicamente. Gli alleati si sono detti pronti a spingere la spesa militare fino al 5% del PIL. Entro il 2035. Per sicurezza, per deterrenza, per “rispettare gli obblighi del Trattato di Washington”, si legge nel comunicato finale.
Aumento graduale, ma la spesa militare in Italia rispetto al PIL cambierà volto
Per l’Italia, questo nuovo obiettivo cambia parecchio. Oggi si spendono circa 45 miliardi tra difesa e sicurezza. Solo 2% del PIL. Ma in dieci anni si dovrebbe arrivare a 145 miliardi. Cento miliardi in più. Una cifra che non si raccoglie così, per caso. L’Osservatorio Milex calcola 9-10 miliardi in più ogni anno. E no, non si tratta solo di missili e carri armati. Dentro ci finiscono cyberdifesa, telecomunicazioni, persino spese per Guardia di Finanza e Costiera. Tutto fa numero. Tutto fa PIL.
Ma la vera domanda è: dove si trovano queste risorse per il nuovo bagdet destinato alla spesa militare dell’Italia? Il governo italiano, per ora, prende tempo. Giorgia Meloni ha chiarito che ne parlerà in sede europea. Il punto è il patto di stabilità: oggi vincola i bilanci, ma domani potrebbe essere rivisto per tener conto – appunto – di queste nuove spese. Il ministro Giorgetti ha fatto notare che non tutti gli Stati membri sono trattati allo stesso modo. Chi è già in procedura d’infrazione non può usare la stessa flessibilità degli altri. Risultato? Rischiamo una guerra… contabile.
Obiettivi ambiziosi e la spesa militare che ridefinisce il PIL italiano
In realtà, quel 5% è un tetto massimo. Di quei 145 miliardi, solo una parte – forse il 3,5% – sarà dedicata alla vera difesa. Il resto? Infrastrutture. Ma anche così, la spesa militare per le Forze Armate finirebbe per sfiorare i 78 miliardi. Quasi quanto l’istruzione.
C’è chi lo vede come un investimento nella sicurezza collettiva. Chi, invece, teme che sottragga risorse ai settori sociali. E poi c’è la questione globale: nel 2024, secondo il SIPRI, la spesa militare mondiale ha toccato i 2.718 miliardi di dollari. Stati Uniti in testa. Seguiti da Cina, Russia. L’Italia, nel suo piccolo, si adegua. Anche se in molti, ancora oggi, si chiedono se sia davvero questa la strada giusta.