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Una vita in precarietà
Ogni giorno, le lavoratrici del sesso in Italia si trovano a fronteggiare una realtà di precarietà e insicurezza. Pia Covre, presidente del Comitato per i diritti civili delle Prostitute, denuncia una situazione allarmante: “La solitudine è lo stigma che ci condanna. È pericoloso per le nostre vite”. Le recenti notizie di violenze, come il caso di Maria Denisa Adas, scomparsa a Prato, evidenziano un problema crescente che non può essere ignorato.
La violenza contro le donne
La violenza nei confronti delle donne, in particolare delle lavoratrici del sesso, è in aumento. Covre sottolinea che “c’è una violenza incredibile contro le donne in generale in questo periodo”. La mancanza di protezione e di leggi adeguate costringe queste donne a lavorare in condizioni di isolamento, esponendole a rischi enormi. “Non è possibile che veniamo lasciate sole e obbligate a stare isolate”. La situazione è aggravata dalla criminalizzazione del favoreggiamento, che impedisce alle lavoratrici di unirsi e di creare reti di supporto.
La richiesta di decriminalizzazione
Le lavoratrici del sesso chiedono da anni la decriminalizzazione del lavoro sessuale, a partire dalla depenalizzazione del favoreggiamento. “Il favoreggiamento non può essere reato. Favorire significa dare aiuto, sostegno, fare rete”. Questa richiesta è fondamentale per garantire la sicurezza e il benessere delle lavoratrici, che altrimenti si trovano costrette a lavorare in solitudine, aumentando il rischio di violenze e sfruttamento.
La difficoltà di denunciare
Molte donne non denunciano le violenze subite per paura di ritorsioni o per la mancanza di documenti. Covre racconta di una donna che, dopo aver subito violenze, è stata denunciata a sua volta per irregolarità. “Sono pochissime le donne che si rivolgono alle forze dell’ordine”. Questa situazione crea un circolo vizioso di paura e isolamento, rendendo difficile per le lavoratrici del sesso trovare aiuto e supporto.
La rete di supporto
Nonostante le difficoltà, alcune lavoratrici riescono a creare reti di supporto attraverso app e chat private. Tuttavia, queste soluzioni sono ancora insufficienti. “In Italia qualche app esiste, ma c’è davvero poco”. La mancanza di risorse e di sostegno istituzionale rende difficile per le lavoratrici del sesso trovare un ambiente sicuro e protetto.
Il ruolo delle istituzioni
Covre critica aspramente l’assenza di politiche efficaci da parte dello Stato: “Ogni volta che si progettano politiche sul reato sessuale non si arriva a niente in Italia”. Le lavoratrici del sesso chiedono un intervento concreto per garantire i loro diritti e la loro sicurezza. La precarietà in cui sono costrette a vivere non può essere una condizione accettabile in un paese civile.