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Recenti eventi a Francoforte hanno messo in evidenza un significativo aumento della tensione tra la direzione della Banca Centrale Europea (BCE) e il sindacato dei suoi dipendenti. I rappresentanti del personale della BCE hanno avviato un’azione legale contro la banca, sostenendo che la direzione stia cercando di sopprimere le loro voci e intimidire i rappresentanti sindacali, un’azione che ritengono violi i principi fondamentali della democrazia europea.
Questa azione legale, presentata il 13 ottobre presso la Corte di Giustizia Europea, illustra i deterioramenti nei rapporti emersi da quando Christine Lagarde ha assunto la presidenza della BCE nel 2019. Il sindacato sostiene che una serie di lettere inviate dalla BCE all’Organizzazione Internazionale e Europea dei Servizi Pubblici (IPSO) e ai suoi rappresentanti imponga restrizioni indebite sul dibattito riguardante questioni lavorative.
Le rivendicazioni del sindacato contro la direzione della BCE
La controversia ruota attorno a specifiche lettere emesse dalla BCE, che, secondo il sindacato, scoraggiano il dibattito pubblico su temi importanti come il favoritismo e una pervasiva “cultura della paura” all’interno dell’istituzione. Queste lettere sono descritte dal sindacato come “interferenze illegali” che violano diritti fondamentali protetti sia dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE che dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani. Il sindacato ha sottolineato che la libertà di espressione e l’associazione non sono semplici privilegi, ma componenti essenziali del progetto europeo.
La prospettiva della direzione
In risposta a queste affermazioni, un portavoce della BCE ha dichiarato che la banca non commenta questioni legali in corso, ma ha ribadito il suo impegno a garantire la libertà di espressione nel quadro delle Normative del Personale dell’UE. La BCE sostiene che le proprie linee guida operative sono in linea con lo stato di diritto e i diritti dei propri dipendenti.
La lettera iniziale del Chief Services Officer, Myriam Moufakkir, è stata provocata da un’intervista condotta con il portavoce del sindacato, Carlos Bowles. In questa intervista, pubblicata a maggio, Bowles ha espresso preoccupazioni riguardo a un ambiente lavorativo che favorisce l’autocensura e il pensiero di gruppo, soprattutto in considerazione delle difficoltà della BCE con l’inflazione, una crisi che ha suscitato ampie critiche alle sue decisioni politiche.
Preoccupazioni sulla cultura lavorativa
Le dichiarazioni di Bowles hanno avuto particolare risonanza, dato che i risultati di un sondaggio del sindacato indicano che un numero significativo di dipendenti della BCE ritiene che l’avanzamento di carriera sia influenzato più da connessioni personali che da performance. Nella risposta di Moufakkir, è stato sottolineato che qualsiasi affermazione pubblica riguardo a una ‘cultura della paura’ o le sue implicazioni per le operazioni della BCE erano infondate. La direzione della BCE ha preso una posizione ferma, affermando che tali affermazioni potrebbero danneggiare la reputazione dell’istituzione e compromettere la sua credibilità.
Le ripercussioni legali e la risposta del sindacato
Il sindacato sostiene che le azioni della BCE siano progettate per smantellare la loro voce collettiva mirando ai rappresentanti individuali. Si sostiene che le lettere di Moufakkir abbiano travisato le dichiarazioni di Bowles e lo abbiano accusato di illeciti senza garantirgli un giusto processo. Nella corrispondenza successiva, Moufakkir ha chiarito che la sua lettera iniziale non era intesa come una reprimenda formale, ma piuttosto come un promemoria sull’adesione ai protocolli di comunicazione interni.
Tuttavia, il sindacato considera questo tentativo da parte della BCE come un modo per eludere le responsabilità, poiché le lettere erano contrassegnate come riservate, conferendo loro un’aria di autorità. Un recente appello di Bowles al consiglio esecutivo della BCE per ritirare queste direttive è stato respinto senza affrontare le preoccupazioni fondamentali sollevate.
Impatto sulle attività sindacali e sul morale dei dipendenti
Il clima attuale ha portato a un effetto di intimidazione sulle attività sindacali, con segnalazioni di impegni mediatici annullati per timore di ritorsioni. Il sindacato afferma che tali azioni hanno di fatto messo a tacere i propri rappresentanti, impedendo che questioni lavorative legittime fossero affrontate. Si sostiene che una cultura del silenzio eroda la fiducia e l’integrità all’interno della BCE.
Con la BCE che si prepara a rispondere alla corte nei prossimi due mesi, le implicazioni di questa battaglia legale si estendono oltre la sala del tribunale. Il sindacato avverte che l’approccio della BCE non solo mina la sua integrità istituzionale, ma danneggia anche la sua credibilità complessiva agli occhi del pubblico e dei suoi dipendenti. Si afferma che la censura non può proteggere la reputazione della BCE; invece, essa deve essere costruita su pratiche di governance che diano priorità alla trasparenza e al dialogo aperto.
Questa azione legale, presentata il 13 ottobre presso la Corte di Giustizia Europea, illustra i deterioramenti nei rapporti emersi da quando Christine Lagarde ha assunto la presidenza della BCE nel 2019. Il sindacato sostiene che una serie di lettere inviate dalla BCE all’Organizzazione Internazionale e Europea dei Servizi Pubblici (IPSO) e ai suoi rappresentanti imponga restrizioni indebite sul dibattito riguardante questioni lavorative.0