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Garlasco, il mistero dietro il riferimento a Stasi nei messaggi delle Cappa: contraddizioni svelate

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Francesco Chiesa Soprani, ex manager dello spettacolo, svela a Repubblica i retroscena dietro i messaggi di Paola Cappa legati al delitto di Garlasco.

Il caso di Garlasco continua a suscitare interesse e dibattito, anche a distanza di anni dai fatti. Recentemente, al centro dell’attenzione sono finiti alcuni messaggi vocali inviati da Paola Cappa, figura coinvolta indirettamente nella vicenda, che hanno sollevato nuove domande e sospetti. Francesco Chiesa Soprani, ex manager dello spettacolo, ha deciso di rompere il silenzio per svelare a Repubblica i retroscena legati a queste comunicazioni.

Il legame tra le gemelle Cappa e l’ex manager Francesco Chiesa Soprani

La conoscenza tra l’uomo e Paola Cappa risale al 2007: dopo l’omicidio, racconta che fu lui a portare Fabrizio Corona a Garlasco, poiché voleva ingaggiare le “gemelle K” per interviste e apparizioni televisive. Da quel momento, lui e Paola rimasero amici, almeno fino a poco tempo fa. Tuttavia, oggi quel legame si è raffreddato, soprattutto quando i nomi delle sorelle Cappa sono tornati a far parlare le cronache, e l’amicizia si è progressivamente affievolita.

A conclusione del suo racconto, ha espresso un’opinione personale sul caso Garlasco, affermando di credere nell’innocenza di Stasi, anche se non sa chi siano i veri colpevoli.

Le contraddizioni nei messaggi delle Cappa: cosa c’è davvero dietro il riferimento a Stasi

Francesco Chiesa Soprani avrebbe ricevuto numerosi messaggi da Paola, sorella di Stefania Cappa, entrambe coinvolte nella complessa vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Tra queste comunicazioni, racconta Chiesa Soprani, ci sarebbe un messaggio in cui Paola smentisce alcune dichiarazioni pubbliche rese dalla gemella Stefania. Un dettaglio che, se verificato, potrebbe rivoluzionare ulteriormente le dinamiche di un caso ancora molto discusso.

A catturare maggiormente l’attenzione è però una frase particolare: “Incastrare Stasi”. Un’espressione interpretata da molti come la conferma di un presunto complotto. A tal proposito, l’ex manager precisa:

Non è come è stato raccontato. Chi ha diffuso quella voce ha preso per buono il titolo che io stesso avevo dato a uno dei vocali nella foto-memo: “Incastrare Stasi”. Era solo un appunto personale, un’etichetta per orientarmi nei contenuti, non parole sue”.

Il manager aggiunge di aver condiviso quell’immagine con un autore di Mediaset, ma da quel momento il materiale ha cominciato a circolare fuori contesto, dando origine a interpretazioni incomplete o fuorvianti. Riguardo ai messaggi vocali, ha chiarito che, qualora la Procura glieli richieda, è disposto a fornirli.