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Mona Abuamara Richiede Sanzioni per i Ministri Israeli per Porre Fine all'Ocupazione

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Mona Abuamara: Mobilitazione per la Fine dell'Occupazione Israeliana e dell'Apartheid. Unisciti alla nostra lotta per la giustizia e i diritti umani!

Nell’ambito di un’intervista con l’agenzia Adnkronos, Mona Abuamara, ambasciatrice palestinese in Italia, ha espresso una richiesta forte e chiara: è necessaria l’implementazione di sanzioni contro i ministri israeliani. La diplomatica ha sottolineato l’urgenza di porre fine all’occupazione e all’apartheid che affliggono il suo popolo.

Un appello alla comunità internazionale

Abuamara ha evidenziato come il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell’Italia possa fornire una base etica e legale per rafforzare il supporto internazionale. Secondo la sua visione, è cruciale affrontare non solo i sintomi della crisi, ma anche le radici delle ingiustizie subite dai palestinesi. È fondamentale rispettare il diritto internazionale e i principi che la comunità globale promuove, ha affermato, sottolineando l’importanza di agire per una risoluzione duratura.

Il ruolo dell’Italia nella diplomazia

La diplomatica ha sottolineato che l’Italia ha già compiuto significativi sforzi in termini di assistenza umanitaria e diplomatica. Tuttavia, ha esortato a intensificare gli interventi per risolvere la questione politica. “L’Italia, in quanto alleato di Israele, dovrebbe esercitare pressioni affinché vengano aperti i confini per consentire l’ingresso di aiuti umanitari”, ha dichiarato Abuamara. Inoltre, ha proposto l’adozione di misure sanzionatorie non solo contro i singoli coloni, ma anche contro il sistema che sostiene l’occupazione.

La visita del Papa come simbolo di speranza

Un tema centrale dell’intervento dell’ambasciatrice è stata l’importanza di una visita del Papa nella Striscia di Gaza. Abuamara ha affermato che un simile gesto rappresenterebbe un segnale di speranza per i palestinesi, dimostrando che la loro situazione non è dimenticata dal mondo. “La presenza del Papa in Gaza potrebbe svelare la propaganda di guerra di religione promossa da Netanyahu”, ha sottolineato.

Un gesto di umanità

La visita del pontefice, secondo Abuamara, sarebbe storica perché per la prima volta Israele permetterebbe l’accesso a un leader religioso nel territorio devastato. “Questo sarebbe un atto di grande significato per la popolazione palestinese, offrendo loro un raggio di speranza e visibilità”, ha affermato, aggiungendo che si tratterebbe di un gesto di umanità in un contesto di sofferenza profonda.

Le prospettive di pace e le sfide attuali

L’ambasciatrice ha espresso scetticismo circa la reale volontà di Israele di perseguire una vera pace. Ha sottolineato che le azioni israeliane non manifestano alcun interesse per una soluzione basata sui due stati, ma piuttosto un’intenzione di proseguire con la propria politica di occupazione. “Israele non cerca la pace, ma approfitta di ogni opportunità per perpetuare il conflitto”, ha dichiarato con fermezza.

In questo contesto, ha rivolto un appello alla comunità internazionale, affinché si attivi per garantire il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e affinché venga esercitata una pressione concreta su Israele affinché apra i confini per l’arrivo degli aiuti.

Critiche alle politiche di Trump

Abuamara ha criticato le politiche del presidente statunitense Donald Trump, evidenziando il paradosso di un leader che propone un piano di pace ma esclude i palestinesi dall’ingresso negli Stati Uniti. La decisione è stata definita “incomprensibile” e rappresentativa di un interesse esclusivo per Israele.

Il doppio standard dell’Unione Europea

L’ambasciatrice ha messo in evidenza il doppio standard adottato dall’Unione Europea nei confronti delle crisi in Gaza e in Ucraina. Ha osservato che le ingiustizie subite dai palestinesi non ricevono la stessa attenzione e sostegno riservati ad altre situazioni di conflitto. “Se i diritti dei palestinesi non vengono rispettati con la stessa serietà, la giustizia appare parziale”, ha dichiarato.

Abuamara ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di attribuire responsabilità per le violazioni del diritto internazionale. Ha richiesto che Israele venga chiamato a rispondere per le sue azioni. Solo in questo modo si potrà realmente sperare in un cambiamento significativo e duraturo nella regione.