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Nuove restrizioni sulla vendita di cannabis light a Roma

Immagine che illustra le nuove restrizioni sulla cannabis light a Roma

Le recenti normative mettono a rischio migliaia di posti di lavoro nel settore della cannabis legale

Il contesto normativo attuale

Con l’entrata in vigore del Decreto Legge Sicurezza, la situazione per i venditori di cannabis light a Roma si fa sempre più complessa. La circolare inviata agli agenti della Polizia di Roma Capitale chiarisce che, in caso di controlli che rivelino la vendita di infiorescenze di canapa, si dovrà procedere con il sequestro dei prodotti e la denuncia del venditore.

Questa misura, che potrebbe sembrare una semplice applicazione della legge, ha in realtà conseguenze devastanti per un settore che ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni.

Impatto economico e sociale

Il settore della cannabis legale ha creato migliaia di posti di lavoro e ha contribuito significativamente all’economia locale. Molti imprenditori hanno investito risorse considerevoli per avviare attività che, fino a poco tempo fa, erano considerate legittime. Ora, con queste nuove restrizioni, si trovano a rischio di chiusura e di sanzioni penali. Filippo Blengino, segretario di Radicali Italiani, ha sottolineato come queste misure possano riportare il mercato della cannabis nelle mani della criminalità organizzata, un fenomeno che il settore legale aveva contribuito a combattere.

Le reazioni della comunità e delle associazioni

Le reazioni a queste nuove normative non si sono fatte attendere. Molti attivisti e imprenditori hanno espresso la loro preoccupazione, affermando che la legge non tiene conto della realtà del mercato e delle conseguenze sociali di tali decisioni. “Noi saremo al fianco di chi le mafie le combatte per davvero”, ha dichiarato Blengino, evidenziando la necessità di una mobilitazione civile contro queste restrizioni. La comunità si sta organizzando per sfidare il governo in tribunale, con l’obiettivo di difendere il diritto di commercializzare un prodotto che, secondo molti, non ha mai causato danni significativi alla salute pubblica.