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Omicidio Manuel Mastrapasqua, dura condanna per Daniele Rezza: la decisione dei giudici

omicidio Manuel Mastrapasqua

Omicidio di Manuel Mastrapasqua a Rozzano: un furto di cuffiette finisce in tragedia, condannato Daniele Rezza.

L’omicidio di Manuel Mastrapasqua ha scosso profondamente l’opinione pubblica, lasciando un vuoto e tante domande senza risposta. Dopo un lungo processo, la vicenda ha finalmente trovato una svolta con la sentenza nei confronti di Daniele Rezza. La decisione dei giudici segna un momento cruciale nel percorso giudiziario, facendo luce su dinamiche complesse e sulle responsabilità dell’accaduto.

L’omicidio di Manuel Mastrapasqua e la condanna di Daniele Rezza

Daniele Rezza, 19 anni, è stato condannato a 27 anni di carcere per l’omicidio di Manuel Mastrapasqua, avvenuto nella notte dell’11 ottobre 2024 a Rozzano. Secondo quanto riportato dai giudici del Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza, l’imputato aveva agito per impossessarsi di un paio di cuffiette del valore di 14 euro.

L’accusa è stata aggravata dalla violenza dell’azione, mentre la giovane età del ragazzo è stata considerata un’attenuante. I magistrati hanno sottolineato come Rezza abbia reagito con irruenza e superficialità, spinto da un impulso emotivo, causando un danno del tutto sproporzionato rispetto all’obiettivo iniziale.

Dopo aver inferto un colpo mortale, il giovane ha tentato di sfuggire alla giustizia fino a consegnarsi spontaneamente alla polizia ferroviaria di Alessandria, evidenziando così la sua incapacità di sostenere le conseguenze delle proprie azioni.

Omicidio Manuel Mastrapasqua, sentenza per Daniele Rezza: la drastica decisione dei giudici

La Corte ha evidenziato che l’età dell’imputato, insieme alla rapidità del processo e alla confessione genuina, ha inciso sulla determinazione della pena, che è stata fissata in 27 anni di reclusione. Tuttavia, i giudici hanno criticato la Procura per aver invocato condizioni socio-familiari disagiate di Rezza, non adeguatamente dimostrate in aula. La sentenza ribadisce che l’origine geografica o familiare non può influire sulle attenuanti generiche, evitando pregiudizi basati sul luogo di residenza o sulla situazione familiare.

Nonostante il contesto familiare mostrasse genitori impotenti e sottomessi, questo non ha potuto giustificare la gravità del gesto. I giudici hanno rilevato come l’immaturità e la superficialità dell’imputato abbiano parzialmente aggravato la condotta, ma allo stesso tempo non precludono la possibilità di percorsi di risocializzazione futuri.