> > Raid israeliano su Nasser Hospital: 21 morti tra cui giornalisti

Raid israeliano su Nasser Hospital: 21 morti tra cui giornalisti

raid israeliano su nasser hospital 21 morti tra cui giornalisti python 1756159414

Un attacco aereo su Nasser Hospital ha ucciso almeno 21 persone, tra cui giornalisti, suscitando condanne globali.

Un attacco aereo delle forze israeliane ha colpito il Nasser Hospital, situato nel sud della Striscia di Gaza, provocando la morte di almeno 21 persone, tra cui cinque giornalisti. Questo raid rappresenta l’ennesimo attacco diretto contro i civili e il già compromesso sistema sanitario della regione. Non sorprende che l’evento abbia scatenato una vasta condanna a livello mondiale, con richieste di giustizia e protezione dei diritti umani in primo piano.

Dettagli dell’attacco

Il raid, avvenuto lunedì, ha preso di mira il terzo piano dell’ospedale, seguito da un secondo attacco proprio mentre soccorritori e giornalisti si affrettavano a prestare aiuto. Dr. Ahmed al-Farra, direttore del dipartimento pediatrico dell’ospedale, ha descritto la scena con toni carichi di angoscia: “Dopo il primo colpo, i soccorritori e i giornalisti si stavano precipitando per aiutare, quando è arrivato il secondo attacco.” Tra i giornalisti uccisi, nomi noti come Mohammad Salama di Al Jazeera e Hussam al-Masri di Reuters, che rappresentano un triste simbolo della violenza contro la stampa.

L’attacco è stato definito un episodio di “double-tap”, una strategia militare che prevede un bombardamento iniziale seguito da un secondo attacco mirato a colpire chi si affanna per soccorrere le vittime. Tareq Abu Azzoum, reporter di Al Jazeera, ha riferito che l’attacco ha generato “caos e panico totale” nella zona, colpendo non solo i presenti ma anche i pazienti dell’ospedale, che dovrebbero essere protetti dalla legge umanitaria internazionale. Ma ci si può chiedere: fino a quando continuerà questo ciclo di violenza?

Reazioni internazionali e denuncia delle violazioni

La comunità internazionale ha reagito con una ferma condanna. Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite, ha dichiarato: “Rescuers killed in line of duty. Questi eventi accadono ogni giorno e sono in gran parte invisibili e non documentati.” Ha esortato gli stati a intervenire per fermare la carneficina e a rompere il blocco di aiuti su Gaza.

Organizzazioni per la libertà di stampa e diritti umani hanno espresso indignazione per l’ennesimo attacco mirato ai giornalisti, parlando di una “guerra aperta contro i media.” La Palestinian Journalists Syndicate ha denunciato l’attacco come un tentativo di intimidire i giornalisti e ostacolare la loro missione di documentare gli eventi in corso. Come possiamo, noi cittadini, garantire la protezione di chi si espone per raccontare la verità?

Il contesto della crisi umanitaria a Gaza

Il raid su Nasser Hospital è solo l’ultimo di una serie di attacchi che hanno colpito la Striscia di Gaza dall’inizio del conflitto. Solo lunedì, i bombardamenti hanno causato la morte di almeno 61 persone, tra cui coloro che cercavano disperatamente aiuto. Le forze israeliane hanno distrutto circa 1.000 edifici a Gaza City, intrappolando molte persone sotto le macerie.

La crisi umanitaria si aggrava giorno dopo giorno, con il Ministero della Salute di Gaza che riporta oltre 2.000 palestinesi uccisi e circa 13.500 feriti. Le condizioni di malnutrizione tra i bambini sono in forte aumento, mentre l’ufficio umanitario delle Nazioni Unite chiede un flusso di aiuti senza restrizioni. Chris McIntosh di Oxfam ha descritto la situazione come “senza precedenti,” evidenziando l’urgenza di un intervento internazionale.

In un contesto così drammatico, le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, che ha previsto una “fine conclusiva” della guerra in poche settimane, sembrano lontane dalla realtà vissuta dai palestinesi. Nel frattempo, le richieste di indagini sui crimini di guerra e sulla protezione dei civili continuano a crescere. Quante altre vite devono essere spezzate prima che si faccia realmente qualcosa per fermare questa violenza?