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Ricorso della Procura di Venezia contro la sentenza per omicidio

Immagine del ricorso della Procura di Venezia per omicidio

La Procura di Venezia chiede un inasprimento della pena per l'omicidio di Giulia Cecchettin.

Il caso di Giulia Cecchettin

Il tragico omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso profondamente la comunità di Venezia e non solo. La giovane, vittima di un’aggressione brutale, è stata trovata senza vita nei boschi di Pordenone, un evento che ha suscitato indignazione e richieste di giustizia. Filippo Turetta, condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise, è al centro di un caso che continua a far discutere per le sue implicazioni legali e sociali.

Il ricorso della Procura

La Procura di Venezia ha deciso di presentare ricorso contro la sentenza di primo grado, ritenendo insufficiente la condanna inflitta a Turetta. Secondo l’accusa, la Corte ha riconosciuto solo l’aggravante della premeditazione, escludendo altre circostanze aggravanti come la crudeltà e lo stalking. La Procura sostiene che le 74 coltellate inflitte alla vittima, in un’aggressione durata circa 20 minuti, dimostrano una volontà di infliggere sofferenza prolungata, un aspetto che merita di essere considerato con la massima serietà.

Le prove a sostegno dell’accusa

Nel ricorso, l’accusa cita diversi elementi a sostegno della richiesta di aggravante per stalking. Tra questi, i messaggi ossessivi inviati da Turetta a Giulia, i pedinamenti e le minacce che la giovane ha subito nel periodo antecedente all’omicidio. Questi comportamenti, secondo la Procura, non solo evidenziano un quadro di violenza premeditata, ma anche una chiara intenzione di controllare e intimidire la vittima. La difesa di Turetta ha tempo fino al 27 maggio per presentare il proprio appello, ma la pressione sociale e mediatica su questo caso è palpabile.