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Riforme: Maiorino (M5S), 'no a deleghe piene in bianco per 5 anni'

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Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "La cosiddetta proposta di riforma Costituzionale bipartisan promossa da Magna Carta, LibertàEguale e IoCambio, pur perseguendo l'obiettivo apprezzabile di costruire un dialogo sulle modifiche alla Costituzione, parte dagli stessi presupposti errati del p...

Roma, 27 feb. (Adnkronos) – "La cosiddetta proposta di riforma Costituzionale bipartisan promossa da Magna Carta, LibertàEguale e IoCambio, pur perseguendo l'obiettivo apprezzabile di costruire un dialogo sulle modifiche alla Costituzione, parte dagli stessi presupposti errati del premierato. È stata la stessa ministra Casellati a dirlo oggi: non cambia nulla e lei in ogni caso ritiene intoccabile l'elezione diretta del premier. È esattamente ciò che il M5s contesta: concentrare tutto il funzionamento delle istituzioni su una sola figura, quella del premier, non c'entra nulla con la democrazia diretta, è una presa in giro verso i cittadini, perché toglie loro i poteri in quanto smantella i cardini della partecipazione democratica". Lo afferma la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S a Palazzo Madama e capogruppo in commissione Affari Costituzionali.

"Che sia elezione diretta del presidente del Consiglio o che si tratti del nome del candidato premier scritto nella scheda elettorale, poco cambia: i cittadini vengono chiamati una volta a indicare un nome al quale poi lasciare una delega piena e in bianco per 5 anni, senza più i contrappesi del Parlamento e del Presidente della Repubblica, calpestati dai poteri attribuiti al capo del governo. Qui non si tratta di superare steccati ideologici o contrapposizioni fini a se stesse, c'è invece da compiere una scelta: da una parte le proposte delle opposizioni per rafforzare la nostra democrazia, dare stabilità ai governi e aumentare la partecipazione dei cittadini; dall'altra il modello del premierato che, senza alcuna garanzia di stabilità e efficienza, impoverisce la democrazia e svuota il Parlamento e il Quirinale, per ridurre tutto a un plebiscito su un nome ogni cinque anni", conclude.