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Scuola, i numeri degli studenti stranieri nelle classi italiane

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In base alle direttive ministeriali in vigore, nelle classi scolastiche deve esserci al massimo un 30% di popolazione straniera o che comunque presenti difficoltà linguistiche

Negli ambienti accademici, si discute animatamente sull’equilibrio demografico delle classi italiane, con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sottolineando l’importanza di una maggioranza italiana per garantire un’appropriata assimilazione dei valori costituzionali.

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Tuttavia, questa posizione ha suscitato polemiche, soprattutto riguardo alla percezione del cosiddetto “melting pot”. Secondo le direttive ministeriali attuali, le classi devono ospitare al massimo il 30% di studenti stranieri o con difficoltà linguistiche, ma l’11% degli studenti complessivi ha cittadinanza non italiana, evidenziando una sfida nell’interpretare e attuare queste regolamentazioni. Le proporzioni variano notevolmente tra le regioni, con il Sud che mostra una minore presenza di studenti stranieri rispetto al Nord.

Particolarmente significativa è la situazione nelle scuole primarie, con alcune province del Nord che superano il 20% di studenti stranieri.

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Tuttavia, il ministro e vicepremier Matteo Salvini ha recentemente proposto di ridurre la quota massima al 20%, un’idea che potrebbe essere difficile da implementare in alcune aree, date le realtà demografiche locali.

Tuttavia, la comprensione del termine “studenti stranieri” è cruciale, la maggior parte di loro è di origine europea, con rumeni e albanesi in testa alle classifiche. Le prove Invalsi suggeriscono che gli studenti stranieri, anche se affrontano sfide linguistiche, non sono gli unici ad avere risultati inferiori nei test di italiano. È un’area di preoccupazione che richiede un’attenzione equa e mirata per garantire un’istruzione di qualità per tutti gli studenti.