Il Mediterraneo continua a essere teatro di tragedie umane, dove migranti rischiano ogni giorno la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. Ogni naufragio lascia dietro di sé dispersi e famiglie devastate, mettendo in luce la drammaticità e l’urgenza della situazione lungo le rotte migratorie.
L’allarme dell’OIM: la rotta più letale del Mediterraneo
Questo episodio si aggiunge a una serie di naufragi avvenuti recentemente lungo la rotta centrale del Mediterraneo, che rimane la più pericolosa al mondo per migranti e rifugiati.
Secondo i dati del Progetto “Missing Migrants” dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, dall’inizio del 2025 oltre 1000 persone hanno perso la vita tentando di attraversare queste acque. L’agenzia delle Nazioni Unite ha sottolineato come questa tragedia evidenzi la necessità urgente di rafforzare la cooperazione regionale, creare canali di migrazione sicuri e regolari e potenziare le operazioni di ricerca e soccorso, per ridurre il numero di vittime e prevenire ulteriori disastri in mare.
Strage in mare, dispersi 42 migranti nel Mediterraneo
L’8 novembre, un nuovo drammatico naufragio si è verificato nel Mediterraneo centrale, vicino al giacimento petrolifero di Al Buri, a circa 120 km dalle coste libiche. Secondo quanto riferito dall’OIM, un gommone con 49 persone a bordo — 47 uomini e 2 donne — era partito da Zuwara nelle prime ore del 3 novembre. Dopo circa sei ore di navigazione, le avverse condizioni del mare e un guasto al motore hanno provocato il ribaltamento dell’imbarcazione, gettando tutti i passeggeri in acqua.
Dopo sei giorni alla deriva, solo sette uomini, quattro sudanesi, due nigeriani e un camerunense, sono stati tratti in salvo dalle autorità libiche. Gli altri 42 migranti, tra cui 29 sudanesi, otto somali, tre camerunesi e due nigeriani, risultano dispersi.