La strage della Valle del But, avvenuta il 21 luglio 1944, rappresenta una delle pagine più atroci della repressione nazifascista in Italia. Dopo oltre ottant’anni, la giustizia italiana ha finalmente riconosciuto i crimini di guerra e contro l’umanità commessi, aprendo la strada al risarcimento per i parenti delle vittime.
Gli eventi tragici del luglio 1944
Le violenze iniziarono sulle alture di Paluzza, dove 23 uomini travestiti da partigiani garibaldini assassinarono quindici persone, tra cui una donna incinta e un ragazzo di 13 anni, e, nel tragitto verso Paluzza, violentarono e uccisero altre due donne. Il giorno seguente, soldati delle SS insieme a mercenari italiani compirono rastrellamenti nei comuni limitrofi, con pestaggi ed esecuzioni sommarie, portando il totale delle vittime a cinquantadue. Il 21 luglio 1944, 52 persone furono uccise in rappresaglia, e i loro corpi furono gettati in un torrente.
Strage della Valle del But: arriva il risarcimento per i parenti delle vittime
Il Tribunale di Trieste ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i familiari di 14 vittime della strage della Valle del But, una delle pagine più drammatiche della repressione nazifascista. I giudici hanno stabilito un indennizzo complessivo di 2,8 milioni di euro a beneficio dei rispettivi parenti ed eredi.
La sentenza, emessa dopo oltre ottant’anni, ha confermato la natura dei crimini come violazioni gravi del diritto internazionale: crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Una volta diventata definitiva, la decisione permetterà ai parenti di accedere al Fondo Ristori del Ministero dell’Economia e delle Finanze, istituito nel 2022 dal Governo Draghi.
Non tutte le famiglie hanno potuto beneficiare del risarcimento, a causa della complessità burocratica e dei tempi stretti, ma ulteriori domande sono state depositate, lasciando aperta la possibilità di nuovi riconoscimenti.