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Treviso, condannati giustizieri di pedofili ispirati da una serie tv

Treviso, condannati "i giustizieri dei pedofili"

Sono stati condannati i "giustizieri dei pedofili" che agivano ispirandosi ad una serie tv.

Conosciuti come “giustizieri dei pedofili”, sono stati ufficialmente condannati per aver sequestrato un uomo. Si ispiravano ad una serie tv per punire coloro che consideravano pedofili.

Treviso, condannati “i giustizieri dei pedofili”

Nel febbraio 2023 due maggiorenni erano stati sorpresi in flagranza dai carabinieri mentre, insieme ad un minore, si trovavano in una casa abbandonata vicino Vedelago, in provincia di Treviso, e tenevano sotto sequestro un 48enne a cui avevano anche sottratto il bancomat e le chiavi dell’auto. La vittima era ritenuto dalla banda di “giustizieri” un pedofilo responsabile di aver adescato sul web dei minorenni. La banda è stata condannata a poco più di sei anni di reclusione, con rito abbreviato. Ci sono state anche altre vittime, almeno sette, due delle quali irreperibili.

Durante le indagini si è scoperto che si ispiravano a una serie tv americana, “To catch a predatore”, che si proponeva di arrestare presunti maniaci sessuali. Il programma venne sospeso dopo il suicidio in diretta di un uomo sospettato.

“Giustizieri dei pedofili”: il modus operandi

Attirati dal componente minorenne della banda, che ha fatto da esca su internet, le vittime venivano stordite con un Taser e immobilizzate, poi picchiate e rapinate, secondo uno schema preso dalla serie tv. Il programma si intitolava “To catch a predator” e si proponeva di arrestare presunti maniaci sessuali tramite il web. Il docu-reality di Chris Hansen andava in onda sulla Nbc a partire dal 2004 e aveva riscosso un grande successo. La differenza sta nel fatto che il programma era realizzato in collaborazione con la polizia. Nella serie tv erano veri agenti quelli che si fingevano adolescenti per attirare i pedofili. Ad aspettarli c’era il conduttore dello show che interrogava il sospettato e poi seguiva il blitz della polizia.

La banda veneta, invece, non ha mai avvisato le forze dell’ordine e agiva senza dire nulla a nessuno. Fino a quando qualcuno ha segnalato cosa accadeva nella cascina abbandonata. I carabinieri si sono recati sul posto e hanno trovato uno dei tre che andava a prelevare ad un bancomat mentre all’interno del rudere erano presenti i complici, armati di coltello e taser, che vessavano un uomo di 48 anni, legato e con lo scotch sulla bocca. Sono poi state identificate altre sette vittime.