Milano, 15 feb. (Adnkronos) – Un turismo di qualità, che spinge la destagionalizzazione, la crescita economica delle destinazioni e la valorizzazione anche delle città minori, attualmente fuori dal giro dei grandi numeri. Tutto questo deriva dal turismo congressuale, un comparto che in Italia sta crescendo sempre di più. Basti pensare che negli anni pre-covid, la crescita annua è stata pari al 4% e, dopo la fine dell'emergenza pandemica, ha messo a segno un ripartenza molto positiva: nel 2022 sono stati recuperati oltre il 70% degli eventi realizzati nel 2019.
Attualmente è in corso la rilevazione relativa all’attività 2023, anno considerato di ritorno ai livelli pre-covid e con previsioni per il 2024 ancora più positive.
"Il turismo congressuale -spiega all'Adnkronos Maria Gabriella Gentile, presidente di Federcongressi&Eventi- è un settore chiave di sviluppo all’interno del comparto turistico nazionale; più dell’80% della spesa generata si distribuisce su prodotti e servizi di natura turistica, ospitalità e trasporti in primis, ma anche attività di ristorazione e commerciali. Congressi ed eventi, inoltre, contribuiscono alla destagionalizzazione degli alberghi e delle destinazioni e alla riqualificazione delle strutture".
Durante la pandemia, aggiunge, "si temeva che il virtuale potesse avere la meglio, ma non è stato così perché il networking, che avviene quando le persone si incontrano fisicamente, si è confermato una parte decisiva di eventi aziendali e congressi". E dunque, "malgrado il settore sia stato particolarmente colpito dal covid, non appena è stato possibile ripartire, intorno alla seconda metà del 2021, tutti hanno mostrato la voglia e l'esigenza di tornare in presenza" Del resto, "la possibilità di avviare relazioni dirette di business e di conoscenza costituisce un valore aggiunto".
"In quel momento -ricorda- c'era una grande incertezza, oltre alla non conoscenza di quello che avrebbe potuto essere il mercato, nel momento in cui si fosse tornati a una situazione normale. In pratica ci si chiedeva quanto il virtuale, che per tutto il periodo ha sostituito gli eventi in presenza, avrebbe impattato sulla ripresa e lo sviluppo degli eventi in presenza". E "in realtà si è visto da parte di tutti gli operatori una grande proattività, una maggiore sensibilità e una accresciuta conoscenza degli strumenti di innovazione tecnologica".
L'Italia nel 2022, a livello di congressi associativi internazionali, è risultata, secondo la classifica Icca, al secondo posto in Europa e al terzo nel mondo, dietro Stati Uniti e Spagna. Gli operatori sostengono che questo tipo di mercato sia quello che genera maggiore reddito e sono convinti che per poter, anche in futuro, rimanere competitivi e scalare ulteriormente la classifica del mercato internazionale sia necessario continuare ad investire nella qualificazione di strutture e infrastrutture e nelle attività di promozione: "Quello che si può dire -afferma Gentile- è che l'indotto generato da questa tipologia di manifestazioni, congressi ed eventi, è sicuramente un indotto elevato perché coinvolge una tipologia di turista di qualità, alto-spendente, che genera un indotto elevato nella destinazione".
E non solo: "Il turismo congressuale contribuisce anche a stimolare la ri-qualificazione della destinazione proprio perché cerca servizi di qualità; dunque funge da volano e da stimolo per tutte quelle destinazioni che vogliono essere competitive sul mercato. Occorre quindi, soprattutto in un'ottica internazionale, investire nel miglioramento dei servizi, delle strutture e delle infrastrutture". Ecco perché i rappresentanti del settore stanno cercando di sensibilizzare il governo e le istituzioni: "Una delle proposte che stiamo facendo è quella di ridurre l'Iva al 10%, dall'attuale 22, sulle quote di iscrizione ai congressi associativi internazionali. Così facendo, si potrebbero creare le condizioni perché un numero maggiore di partecipanti decidano di venire in Italia". In tal modo, "si andrebbero a generare maggiori ricadute economiche, con conseguenti interventi di riqualificazione e miglioramento, che ripagherebbero ampiamente il provvedimento".
Per questo, "stiamo interagendo con tutte le istituzioni interessate e i principali stakeholder per promuovere il comparto. Soprattutto, stiamo avendo delle interlocuzioni molto buone con il ministero del turismo, che si è dimostrato molto attento a questo segmento, anche per contribuire alla destagionalizzazione e alla distribuzione degli arrivi in tutto l'arco dell'arco". Tutto questo "andrebbe a valorizzare non solo le grandi città, che sono già leader, ma anche le città minori, contribuendo ad un percorso di valorizzazione di destinazioni non di prima linea. Si tratta di un tema di sviluppo economico e di possibilità di generare reddito sulla destinazione, oltre che di promozione delle città minori nel mondo".