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Le recenti elezioni politiche in Repubblica Ceca hanno visto il ritorno di Andrej Babis, leader del movimento Azione del cittadino scontento (Ano), che ha conquistato il 34,8% dei voti. Sebbene questa vittoria rappresenti un trionfo, Babis si trova ora ad affrontare una realtà difficile: la mancanza di una maggioranza assoluta nel Parlamento, composto da 200 seggi.
Già primo ministro dal 2017 al 2021, Babis ha ricoperto ruoli chiave in passato, incluso quello di ministro delle Finanze. La sua carriera politica è caratterizzata da una rapida metamorfosi da esponente comunista a figura paragonabile a Donald Trump nel suo Paese, guadagnandosi il soprannome di “Trump ceco”. Durante la campagna elettorale, ha utilizzato una retorica incentrata su temi come l’immigrazione, le politiche ecologiche e il supporto all’Ucraina, seguendo modelli simili a quelli di Fico in Slovacchia e Orban in Ungheria.
Le conseguenze della vittoria di Babis
Nonostante il risultato elettorale positivo, Babis non può godere di una vittoria schiacciante. Il suo movimento ha ottenuto solo 81 seggi, ben lontano dai 101 necessari per una maggioranza. Le forze politiche avversarie, rappresentate dalla coalizione “Insieme”, hanno raggiunto il 23,14%, mentre il movimento liberale dei Sindaci ha segnato l’11,14% e i Pirati l’8,8%. Questa frammentazione rende difficile la formazione di un governo stabile.
Le sfide nel formare un governo
Babis ha manifestato l’intenzione di costituire un governo monocolore, ma la realtà potrebbe costringerlo a cercare alleati. Durante una conferenza stampa, ha dichiarato: “Ci impegneremo per stabilire un governo a guida Ano, ma siamo aperti a colloqui con gli Automobilisti e la Spd”. Gli Automobilisti per se stessi hanno ottenuto circa il 7%, mentre la Spd, un partito sovranista e anti-europeo, ha ottenuto il 7,8%, conquistando 15 seggi.
Gli Automobilisti si oppongono a molte delle politiche europee, pur mantenendo un atteggiamento pro-europeo, e desiderano una riforma dell’Unione Europea. D’altra parte, la Spd ha visto un calo rispetto alle elezioni precedenti, dove avevano ottenuto circa il 10% e 20 seggi. La loro minore rappresentanza rende difficile la promozione di un referendum sulla permanenza della Repubblica Ceca nell’Unione Europea e nella NATO, argomenti che Babis ha già escluso dalla sua agenda.
Prospettive future e posizioni politiche
Secondo le analisi degli esperti, le dinamiche politiche della Repubblica Ceca potrebbero subire modifiche significative. Babis ha espresso l’intenzione di rivedere il supporto ceco all’Ucraina, dichiarando che considera l’iniziativa sulle munizioni “troppo costosa”. Ci si aspetta quindi un cambiamento nei toni verso Mosca, pur mantenendo una certa distanza dalla Russia. Tuttavia, gli analisti dell’Associazione per le questioni internazionali (Amo) avvertono che questo non implica un riavvicinamento significativo, poiché Babis non ha interessi economici diretti in Russia, concentrando i suoi affari in sedici Paesi dell’Unione Europea.
Il futuro del governo ceco
Le consultazioni post-elettorali inizieranno a breve, con il presidente Petr Pavel pronto a incontrare i leader dei partiti eletti. La possibilità di un governo di minoranza con il supporto esterno della Spd è un’opzione già confermata dal vicepresidente Radim Fiala. Tuttavia, le incertezze rimangono, e la stabilità del nuovo governo è tutt’altro che garantita. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere le direzioni future della politica ceca e il ruolo che Babis assumerà in questo nuovo contesto.