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Autista morto nell’assalto al pullman di tifosi: le intercettazioni incastrano gli ultrà

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Autista del pullman morto nell’assalto dei tifosi: le intercettazioni rivelano le frasi shock che incastrano gli ultrà

Una mattina carica di tensione, rabbia e vergogna. Oggi, giovedì 23 ottobre, davanti al gip Giorgia Bova, sono comparsi Alessandro Barberini, Manuel Fortuna e Kevin Pellecchia, i tre ultrà reatini accusati dell’omicidio dell’autista del pullman del Pistoia Basket, Raffaele Marianella. Le accuse che pendono su di loro sono pesantissime: omicidio volontario aggravato e partecipazione al raid che il 19 ottobre ha trasformato una rivalità sportiva in una tragedia che ha scosso l’intero Paese.

Autista morto nell’assalto al pullman, le intercettazioni: “Avremmo fatto una strage”

Le intercettazioni raccolte dagli inquirenti non lasciano spazio a molti dubbi. Le microspie hanno registrato parole che pesano come pietre. “Gli ho detto una manica de ca**ate”, confessa Fortuna a Pellecchia, ridendo. E ancora: “Chi pensi sia stato? Forse io”, si scambiano, mimando il gesto del lancio del sasso. In un’altra intercettazione, la voce di un ultras della curva Terminillo ammette senza esitazioni: “Se avessimo preso l’autista, avremmo fatto una strage”. Parole che raccontano la leggerezza con cui la violenza è diventata gioco, il punto di non ritorno in cui l’incoscienza si trasforma in omicidio.

Le parole di Barberini e la ricostruzione davanti al giudice

Durante l’interrogatorio, Barberini, 53 anni, cameriere e padre di una figlia, ha parzialmente ammesso le proprie responsabilità, provando a ridimensionare la sua posizione: “Anche io ho tirato un sasso, ma non quello che ha ucciso. Il mio era piccolo e ha colpito la parte centrale del pullman. Non so chi ha tirato quel sasso grosso e non mi sono reso conto che c’era una persona morta”. Poi aggiunge: “Non siamo andati lì per uccidere, volevo solo fargli vedere che non avevamo paura”. Secondo le indagini, il gruppo aveva pianificato l’agguato lungo la statale Terni-Rieti, nei pressi dell’uscita per Contigliano. In dodici, nascosti dietro il guardrail, si erano preparati a colpire al passaggio del pullman.

Autista di pullman morto durante l’aggressione, le intercettazioni: il Dna e i Daspo

Il procuratore capo Paolo Auriemma e il pm Lorenzo Francia hanno disposto test del Dna su sei degli indagati, nel tentativo di stabilire chi abbia scagliato il sasso che ha tolto la vita a Marianella. Nel frattempo, sul profilo Facebook di Barberini è stata lanciata una raccolta fondi per le spese legali, che ha già superato i 28 mila euro, suscitando indignazione e sconcerto nell’opinione pubblica.

La polizia di Rieti ha inoltre emesso 12 Daspo per gli scontri avvenuti al PalaSojourner: otto di durata quinquennale e uno di otto anni per recidiva. Le indagini proseguono anche su altri cinque tifosi, forse a bordo delle due auto fuggite subito dopo l’attacco. E ancora una volta, dalle intercettazioni emergono frasi di spavalderia e orgoglio che rivelano la deriva morale del gruppo: “Li abbiamo massacrati!” e “Forse dovevo mirare più in basso”.