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Baristi Starbucks in sciopero: richiesta di migliori condizioni lavorative

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Un massiccio sciopero coinvolge i baristi Starbucks in cerca di giustizia salariale e migliori condizioni lavorative.

Negli Stati Uniti, un significativo movimento di protesta ha preso piede tra i baristi di Starbucks, con oltre mille lavoratori che hanno deciso di abbandonare il lavoro in più di 40 città. Questo sciopero si è verificato in un momento cruciale, coincidente con l’evento annuale Red Cup Day, una giornata che attira un elevato numero di clienti nei negozi della famosa catena di caffè.

La controversia ha origine da una lunga serie di negoziati interrotti tra Starbucks Workers United e la direzione dell’azienda. I dipendenti di 65 punti vendita hanno avviato uno sciopero a tempo indeterminato, segnando così un momento storico per la catena, che conta oltre 18.000 negozi solo negli Stati Uniti e in Canada. Questo potrebbe essere il più grande sciopero mai visto nella storia di Starbucks.

Le ragioni dello sciopero

Le richieste dei baristi sono chiare: salari più elevati e condizioni lavorative migliori. Starbucks afferma di offrire una retribuzione media di $19 all’ora e diversi benefit a chi lavora almeno 20 ore a settimana, tra cui assistenza sanitaria e opportunità di formazione. Tuttavia, il sindacato sostiene che in 33 stati i salari iniziali sono fermi a $15.25 all’ora e che molti baristi lavorano meno di 20 ore settimanali, il che rende difficile per loro mantenere una vita dignitosa.

Il contesto delle trattative

Dopo otto mesi di negoziati, le discussioni tra i rappresentanti dei lavoratori e l’azienda si sono interrotte, portando a questo sciopero durante il periodo natalizio, tradizionalmente molto redditizio per Starbucks. “Purtroppo, le tattiche dilatorie sono comuni nelle trattative collettive”, ha dichiarato Jennifer Abruzzo, ex consulente generale presso il National Labor Relations Board. “Tuttavia, questo sciopero dimostra che l’organizzazione di base può dare potere ai lavoratori”.

Le azioni del sindacato

Il sindacato ha sporto oltre 1.000 denunce presso il National Labor Relations Board, accusando l’azienda di pratiche lavorative sleali, come il licenziamento di baristi che tentano di unirsi al sindacato. La settimana scorsa, il sindacato ha votato per autorizzare uno sciopero se non venisse finalizzato un contratto entro il 13 novembre.

In un post su Instagram, il sindacato ha esortato i consumatori a non acquistare presso Starbucks durante la giornata di sciopero e oltre, in vista di una manifestazione nazionale programmata per le 16:00. Le città coinvolte includono Seattle, New York, Philadelphia, Dallas, Austin e Portland, con alcuni negozi già chiusi per la giornata.

Le sfide per Starbucks

Il CEO Brian Niccol, che ha assunto la guida dell’azienda dopo un periodo di stagnazione nelle vendite, ha avviato la chiusura di negozi sotto-performanti, inclusa la sede principale di Seattle. Sotto la sua guida, il focus si è spostato sull’efficienza del servizio e sull’esperienza in negozio, ma le vendite continuano a rimanere piatte o negative. Nonostante la sua dichiarazione di intenti di voler dialogare, Lynne Fox, presidente del sindacato, ha affermato che le trattative sono regresse da quando Niccol è subentrato.

Il divario retributivo e l’equità salariale

Il pacchetto retributivo di Niccol ha suscitato polemiche, superando i $95 milioni, un valore che è 6.666 volte il salario mediano dei dipendenti. Questo divario retributivo è stato segnalato come il più ampio tra i CEO delle aziende S&P 500. Sebbene gran parte della sua retribuzione derivi da premi azionari, la caduta del titolo Starbucks di circa il 6% dal suo insediamento evidenzia le difficoltà che l’azienda sta affrontando.

In conclusione, lo sciopero dei baristi Starbucks non è solo una questione di salari più alti, ma rappresenta un movimento più ampio per la giustizia sociale e i diritti dei lavoratori. Con l’aumento della solidarietà tra i lavoratori e il sostegno del pubblico, potrebbe segnare un cambiamento significativo nel modo in cui le aziende trattano i loro dipendenti.