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La fame non è una condizione inevitabile dell’umanità; deriva piuttosto dalle decisioni prese da governi e strutture economiche. Queste scelte spesso perpetuano le disuguaglianze, portando a significative disparità nell’accesso al cibo. Attualmente, circa 673 milioni di individui mancano di una nutrizione sufficiente, mentre solo 3.000 miliardari controllano quasi il 15% del PIL mondiale.
Nel prossimo futuro, è allarmante notare che, mentre le spese militari sono aumentate a 2,7 trilioni di dollari—il livello più alto dalla Guerra Fredda—le nazioni ricche non hanno rispettato il loro impegno di destinare l’0,7% del loro PIL a supporto dello sviluppo nei paesi impoveriti. La disparità nelle priorità dimostra un bisogno pressante di riforma.
Riformare la governance globale
In considerazione delle sfide attuali, le strutture internazionali esistenti, stabilite dopo il 1945, risultano inadeguate. Si fronteggiano non solo fame e conflitti, ma anche una crisi climatica imminente che aggrava queste problematiche. È dunque cruciale rivalutare e rafforzare il multilateralismo, garantendo che i paesi possano attuare politiche pubbliche efficaci per alleviare la fame e la povertà.
Inclusione e tassazione
Per combattere la fame in modo efficace, è essenziale che i bilanci pubblici includano disposizioni per i poveri e che i ricchi contribuiscano equamente attraverso la tassazione. Recentemente, durante il Vertice del G20, il Brasile ha sostenuto l’introduzione di tasse sui super-ricchi, segnando una pietra miliare storica nei nostri sforzi. Questa iniziativa evidenzia la necessità di giustizia fiscale a livello globale.
Impegno del Brasile nella lotta contro la fame
In Brasile, si stanno attivamente attuando questi principi. Il nostro Parlamento è vicino all’approvazione di una riforma fiscale complessiva che introdurrà una tassa minima sui redditi più elevati, liberando milioni di individui a basso reddito dagli obblighi fiscali. Questa riforma riflette il nostro impegno a creare un panorama economico più equo.
Inoltre, durante la nostra presidenza al G20, abbiamo avviato la Global Alliance against Hunger and Poverty. Questa coalizione, che ha già attratto 200 membri tra cui 103 paesi e diverse organizzazioni, mira non solo a condividere buone pratiche, ma anche a mobilitare risorse e garantire impegni concreti.
Iniziative di successo in Brasile
La realizzazione di politiche pubbliche focalizzate sulla riduzione delle disuguaglianze e sull’assicurazione del diritto a un’alimentazione adeguata è cruciale per il successo. Il Brasile ha compiuto significativi progressi in quest’area da quando ha posto la lotta contro la fame come priorità nel 2023. Dati recenti indicano che oltre 26 milioni di brasiliani sono stati liberati dalla fame solo quest’anno. Inoltre, il Brasile è stato rimosso per la seconda volta dalla Mappa della Fame della FAO, grazie a politiche che un tempo erano state abbandonate.
I nostri risultati sono frutto di sforzi coordinati tra vari settori. Abbiamo ampliato il nostro programma nazionale di trasferimento di reddito per raggiungere 20 milioni di famiglie, fornendo supporto a 8,5 milioni di bambini sotto i sei anni. Investire nei programmi di mensa scolastica ha beneficiato 40 milioni di studenti, sostenendo al contempo i piccoli agricoltori attraverso iniziative di approvvigionamento pubblico.
Creare un ambiente economico sostenibile
Nessuna di queste politiche può sostenersi senza un robusto quadro economico. Concentrandosi sulla creazione di posti di lavoro e generazione di reddito, si può ridurre significativamente la fame. La nostra strategia economica dà priorità agli aumenti salariali, risultando nel tasso di disoccupazione più basso mai registrato nella storia del Brasile. Inoltre, è stata ottenuta una notevole riduzione della disuguaglianza di reddito.
Sebbene il Brasile affronti ancora sfide per raggiungere la completa sicurezza alimentare, le nostre esperienze dimostrano che l’intervento governativo può combattere efficacemente la fame. Tuttavia, ciò richiede un cambiamento fondamentale nelle priorità globali: investire nello sviluppo sostenibile anziché nelle spese militari, affrontare la disuguaglianza anziché perpetuare la concentrazione della ricchezza e affrontare il cambiamento climatico con un focus sul benessere umano.
Nel prossimo futuro, è allarmante notare che, mentre le spese militari sono aumentate a 2,7 trilioni di dollari—il livello più alto dalla Guerra Fredda—le nazioni ricche non hanno rispettato il loro impegno di destinare l’0,7% del loro PIL a supporto dello sviluppo nei paesi impoveriti. La disparità nelle priorità dimostra un bisogno pressante di riforma.0
Nel prossimo futuro, è allarmante notare che, mentre le spese militari sono aumentate a 2,7 trilioni di dollari—il livello più alto dalla Guerra Fredda—le nazioni ricche non hanno rispettato il loro impegno di destinare l’0,7% del loro PIL a supporto dello sviluppo nei paesi impoveriti. La disparità nelle priorità dimostra un bisogno pressante di riforma.1