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Migranti e crimini contro l’umanità: Conte, Renzi e Salvini nel mirino della CPI

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Accuse di crimini contro l’umanità: Conte, Renzi e Salvini tra i leader italiani denunciati alla Corte Penale Internazionale.

Negli ultimi anni, la gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo è diventata uno dei temi più controversi della politica italiana ed europea. Tra accordi con la Libia, missioni di soccorso in mare e strategie di respingimento, il confine tra sicurezza nazionale e rispetto dei diritti umani si è spesso fatto sottile. Recentemente, un’inchiesta della Corte Penale Internazionale ha puntato i riflettori su figure di spicco della politica italiana, tra cui Giuseppe Conte, Matteo Renzi e Matteo Salvini, avanzando accuse di presunti crimini contro l’umanità nell’ambito delle politiche migratorie.

La politica italiana sotto la lente della Corte Penale Internazionale

Dopo settimane in cui la sinistra ha criticato il governo Meloni per la mancata esecuzione del mandato d’arresto del generale libico Almasri, ora la Corte Penale Internazionale (CPI) ha rivolto l’attenzione verso esponenti di spicco del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle. Secondo il rapporto depositato all’Aia dagli avvocati francesi Omer Shatz e Juan Branco, insieme all’Ong Front-Lex e al centro International Law in Action, 122 funzionari e leader europei sarebbero coinvolti in presunti crimini contro l’umanità legati alle politiche migratorie tra il 2013 e il 2019.

Tra i nominativi italiani figurano gli ex presidenti del Consiglio Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte, affiancati da ministri di governo come Angelino Alfano, Marco Minniti e Matteo Salvini. Il dossier evidenzia come gli accordi bilaterali con la Libia, in particolare il Memorandum del 2017, avrebbero permesso di rimandare migranti nei centri di detenzione libici, luoghi spesso teatro di violenze sistematiche, e di esternalizzare la gestione dei flussi migratori senza garanzie sulla tutela dei diritti umani.

L’indagine denuncia inoltre la sostituzione della missione Mare Nostrum con strategie politiche e militari, descrivendo l’Italia come “attore chiave” nel mantenimento di meccanismi ritenuti contraddittori rispetto al diritto internazionale.

“Crimini contro l’umanità”, accuse pesantissime verso Conte, Renzi e Salvini

La denuncia, che comprende oltre 700 pagine di analisi e un database con circa 500 funzionari europei, documenta che tra il 2015 e il 2025 più di 25mila migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale e oltre 150mila sono stati respinti in Libia, subendo torture, violenze sessuali e riduzione in schiavitù.

Secondo gli autori del dossier, le politiche europee e italiane miravano a contenere i flussi migratori a qualsiasi costo, ignorando le evidenze di violazioni sistematiche dei diritti umani. La CPI deve ora valutare se aprire un procedimento formale, mentre la politica italiana continua a confermare il sostegno al Memorandum con la Libia, ribadendo la continuità tra governi diversi ma sollevando interrogativi sulla coerenza morale e giuridica delle decisioni adottate negli anni.

Come sottolineano i promotori, si tratta di una vicenda che non riguarda più solo la gestione dell’ordine pubblico, ma coinvolge direttamente responsabilità politiche e potenziali responsabilità penali individuali dei protagonisti della scena europea e nazionale.