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Nobel per la pace 2019 a Riace: ultimi giorni per la raccolta firme

Riace

Prosegue la campagna per chiedere che il Nobel per la Pace 2019 venga assegnato a Riace, in quanto divenuto in tutto il mondo "simbolo di inclusione".

Mancano pochi giorni per aderire alla campagna “Riace Nobel per la pace”. Si concluderà infatti il 30 gennaio 2019 la raccolta di firme di singoli cittadini, personalità, istituzioni ed associazioni per proporre la candidatura del comune calabrese e del suo modello di accoglienza a Premio Nobel per la Pace 2019. L’appello è stato lanciato i primi di dicembre 2018 dal Comitato promotore composto da Rete dei Comuni Solidali; Municipio VIII Roma; Comunità di base San Paolo; Left; ARCI Roma, Comuni Virtuosi; CISDA, Noi siamo Chiesa, ISDE, Festival ‘Roma incontra il mondo’ 2019.

L’appello

“Siamo una rete di organizzazioni della società civile, Ong e Comuni che vogliono promuovere una Campagna a favore dell’assegnazione del premio Nobel per la pace 2019 a Riace, il piccolo Comune calabrese che invece di rinchiudere i rifugiati in campi profughi li ha integrati nella sua vita di tutti i giorni” si legge nell’appello.

“Riace è conosciuta in tutta Europa per il suo modello innovativo di accoglienza e di inclusione dei rifugiati che ha ridato vita ad un territorio quasi spopolato a causa dell’emigrazione e della endemica mancanza di lavoro. – viene quindi ricordato – Le case abbandonate sono state restaurate utilizzando fondi regionali, sono stati aperti numerosi laboratori artigianali e sono state avviate molte altre attività che hanno creato lavoro sia per i rifugiati che per i residenti”.

“Nel 2018 il Sindaco di Riace, Domenico Lucano, è stato arrestato, poi rilasciato, sospeso dalla carica e infine esiliato dal Comune con un provvedimento di divieto di dimora per ‘impedire la reiterazione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina’. Un provvedimento che rappresenta un gesto politico preceduto dal blocco nel 2016 dell’erogazione dei fondi destinati al programma di accoglienza e inserimento degli immigrati, che lasciò Riace in condizioni precarie” si sottolinea inoltre.

“Gli atti giudiziari intrapresi nei confronti del Sindaco Lucano appaiono essere un chiaro tentativo di porre fine ad una esperienza che contrasta chiaramente con le attività dei Governi che si oppongono all’accoglienza e all’inclusione dei rifugiati e mostrano tolleranza in casi di attività fraudolente messe in atto nei centri di accoglienza di tutta Italia e in una Regione dove il crimine organizzato – non di rado – opera impunemente” viene infine denunciato dal Comitato promotore.

Prima “i più vulnerabili”

“Prima ‘non gli italiani’ ma i più vulnerabili, qualunque sia il colore della loro pelle, il Paese di provenienza, il tipo di sofferenza o il sogno che li ha indotti alla fuga disperata”, si legge in un secondo appello, dove si spiega perché il Nobel per la pace 2019 deve andare a Riace.

“Tutto inizia nel 1998 quando sulla spiaggia di Riace approda un veliero con a bordo 220 curdi, incrociato da Domenico Lucano e dai sui amici che istintivamente aprono porte e case”, viene rammentato. Da quel momento il piccolo comune calabrese rinasce, “si recuperano case abbandonate anche grazie ad un prestito concesso da Banca Etica e, dal 2005, con il costante, impegnato supporto della rete dei comuni solidali, si attivano botteghe artigiane, si dà il via ad un fiorente turismo sociale e solidale, si organizzano attività di ogni tipo”, si legge ancora.

A Riace “riaprono le scuole e un asilo multietnico, si cra un ambulatorio, si rimettono in moto attività produttive” e così il Paese diventa “simbolo di accoglienza e inclusione in tutto il mondo”. Tutto questo per spiegare quanto sia importante supportare la candidatura del Comune di Riace a Nobel per la pace 2019, quale “atto di impegno civile” e “orizzonte di convivenza per la stessa Europa”.