Nelle ultime ore, Donald Trump ha mostrato segnali evidenti di un cambiamento radicale nella sua politica estera e interna. Dall’allentamento dei dazi verso i partner commerciali più vicini agli Stati Uniti, fino a una serie di mosse nel Pentagono e nel settore della difesa, le sue azioni sembrano tracciare un nuovo percorso per il ruolo militare e geopolitico del Paese, segnando una netta svolta rispetto alle strategie diplomatiche degli ultimi anni.
La politica estera di Trump tra delusioni e calcoli strategici
Donald Trump sta ridefinendo gradualmente il suo approccio alla politica estera, dopo aver constatato i risultati deludenti dei suoi tentativi di mediazione in Ucraina e a Gaza. Il presidente sembra alternare durezza e concessioni strategiche: da un lato, esprime frustrazione nei confronti di Paesi come India e Russia, ormai considerati «persi a favore della Cina più oscura», dall’altro allenta le tariffe per partner commerciali che siglano accordi sulle esportazioni di metalli industriali, farmaci e prodotti chimici.
Le tensioni con Mosca e Nuova Delhi riflettono una strategia più realista: Trump ha ammesso la delusione per le scelte energetiche dell’India e per la persistenza del conflitto in Ucraina, pur dichiarando di voler mantenere i contatti con Vladimir Putin. Contemporaneamente, ha firmato un ordine esecutivo per ridurre i dazi su oltre 45 categorie di prodotti, dai metalli preziosi ai componenti farmaceutici, stabilendo condizioni basate sul valore economico e sugli impegni reciproci dei partner commerciali. L’obiettivo dichiarato è stimolare gli scambi con chi si allinea agli interessi statunitensi, senza rinunciare a un atteggiamento assertivo sul piano geopolitico.
Donald Trump firma e ribalta la storia: il Pentagono ha un nuovo nome
In parallelo, Trump ha formalizzato la trasformazione del Pentagono: con un ordine esecutivo firmato il 5 settembre, il Dipartimento della Difesa ripristina il suo nome storico di Dipartimento della Guerra, in vigore dal 1789 al 1947. Pete Hegseth, presente durante la firma nello Studio Ovale, diventa ufficialmente “Segretario alla Guerra” e ha sottolineato che la nuova denominazione serve a «ripristinare lo spirito guerriero» dell’esercito, segnalando una visione militare più offensiva.
La scelta di Trump richiama il passato e si colloca in un più ampio disegno di rafforzamento dell’immagine di potenza militare degli Stati Uniti, riducendo il “soft power” e puntando a un approccio più diretto e aggressivo nel mondo.