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Duplice omicidio Villa Pamphili, Francis Kaufmann protesta dal carcere di Rebibbia

francis kaufmann

Francis Kaufmann protesta in carcere denunciando condizioni difficili e disturbi notturni causati dalle urla e dalla mancanza di riposo.

Dopo il duplice omicidio a Villa Pamphili, Francis Kaufmann è stato trasferito nel carcere di Rebibbia. Dopo l’episodio di escandescenza al suo arrivo in Italia, ora sono esplose le prime proteste all’interno della casa circondariale.

Francis Kaufmann nel braccio G6 di Rebibbia

Francis Kaufmann è uno degli undici nuovi detenuti nel braccio G6 di Rebibbia, una sezione dedicata ai “nuovi arrivati” caratterizzata da isolamento e uso di psicofarmaci per i più problematici.

Come riportato da Open, la cella di Kaufmann, seppur piccola e dotata di servizi e doccia, presenta una significativa mancanza di privacy, poiché il water è visibile dal corridoio.

Duplice omicidio Villa Pamphili, le proteste di Francis Kaufmann in carcere

Francis Kaufmann, cittadino americano di 46 anni accusato del duplice omicidio di Anastasia Trofimova e della figlia di 11 mesi Andromeda, ha scelto di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia tenutosi martedì scorso, avvalendosi della facoltà di non rispondere davanti al procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e al giudice per le indagini preliminari.

Subito dopo l’interrogatorio, però, Kaufmann ha parlato con l’ex parlamentare Pd Elisabetta Zamparutti, in visita a Rebibbia con la delegazione di “Nessuno tocchi Caino”. Durante questo colloquio, stando a quanto riportato da Repubblica, l’americano avrebbe ribadito la sua innocenza, affermando di non comprendere le ragioni della sua detenzione e mostrando fiducia che il tribunale lo assolverà.

A torso nudo e in boxer, avrebbe lamentato le difficili condizioni del carcere, in particolare la mancanza di un cuscino che aveva portato con sé dalla Grecia e la presenza di rumori e urla notturne degli altri detenuti. Inoltre, avrebbe espresso il desiderio di poter accedere al passeggio esterno, finora negato, denunciando una sensazione di soffocamento legata agli spazi ristretti. Nonostante le difficoltà, avrebbe riferito che il personale di polizia penitenziaria è gentile, in netto contrasto con le accuse di violenza che lui stesso aveva mosso durante il trasferimento a Ciampino.

Per quanto riguarda il cambio di nome in Rexal Ford, avrebbe spiegato che si è trattato di una scelta dettata da esigenze professionali, precisando che “gli serviva per lavoro“. Ha lasciato intendere che adottare una nuova identità avrebbe potuto offrirgli maggiori opportunità o consentirgli di integrarsi meglio nell’ambiente in cui operava.