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Global Sumud Flotilla, rientrati a Roma 18 italiani: “Trattati come terroristi”

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Rientrati in Italia 18 italiani della Global Sumud Flotilla: duri racconti dalla detenzione e richieste di rimpatrio per i compagni ancora trattenuti.

Dopo giorni di tensione e incertezza, 18 cittadini italiani arrestati in Israele durante la partecipazione alla Global Sumud Flotilla sono finalmente rientrati a Roma. Al loro arrivo, hanno denunciato di essere stati trattati come terroristi, una condizione che ha suscitato indignazione e interrogativi sulle modalità di gestione delle detenzioni all’estero.

Rientro a Roma di 18 cittadini italiani della Global Sumud Flotilla

Nella serata di sabato 4 ottobre, 18 cittadini italiani coinvolti nella missione della Global Sumud Flotilla sono tornati in Italia dopo essere stati rilasciati dalle autorità israeliane. Il gruppo, parte dei 26 italiani inizialmente fermati, è atterrato all’aeroporto di Fiumicino intorno alle 23:30 con un volo della Turkish Airlines, dopo una prima tratta da Eilat a Istanbul. Con l’assistenza del Consolato Generale d’Italia in Turchia, i partecipanti sono stati trasferiti su altri voli per completare il rimpatrio, destinazione Roma e Milano.

Altri 15 italiani che hanno rifiutato di firmare il rilascio volontario dovranno invece attendere l’espulsione tramite procedimento giudiziario, prevista nei prossimi giorni. All’arrivo, gli attivisti sono stati accolti da familiari, amici e colleghi, con cori, applausi, bandiere e uno striscione che recitava “Non si può fermare il vento, Palestina libera”.

Flotilla, 18 italiani arrestati arrivano a Roma: “Trattati come terroristi”

I partecipanti italiani hanno descritto un trattamento severo durante la detenzione, con condizioni spesso inumane e vessatorie. Secondo i loro racconti, le celle erano sovraffollate, con scarse forniture di cibo e acqua, e con episodi di insulti e aggressioni verbali e fisiche da parte delle autorità israeliane. Il giornalista Saverio Tommasi ha aggiunto che ai detenuti sono state tolte le medicine necessarie a persone con patologie croniche e anziani, mentre telefoni e materiali di lavoro sono stati sequestrati:

“A me hanno strappato letteralmente le fedi: ho dovuto litigare con il giudice e solo grazie a questo mi sono state ridate”.

Paolo Romano, consigliere regionale lombardo del Pd e uno dei 26 italiani espulsi da Israele, ha raccontato all’aeroporto di Istanbul, dove è arrivato da Tel Aviv prima di fare rientro in Italia, di essere stati trattati come animali. “Ci hanno fatto inginocchiare a faccia in giù. E se ci muovevamo, ci picchiavano. Ridevano di noi, ci insultavano e ci picchiavano. Usavano violenza sia psicologica che fisica”, ha aggiunto.

Altri attivisti, come Cesare Tofani e Paolo De Montis, hanno sottolineato che le difficoltà maggiori derivano dall’accumulo di stress durante la detenzione e dai trasferimenti, paragonando la loro esperienza alle difficoltà affrontate quotidianamente dai palestinesi nel territorio. Tofani ha raccontato “siamo stati trattati malissimo… Ci hanno trattato come trattano loro i terroristi, ai palestinesi“, mentre De Montis ha spiegato:

Le donne erano in 15 in una cella da 4; noi eravamo in 10 in una da 7, con un solo rotolo di carta igienica, senza acqua e con il cibo mangiato per terra”.

Gli italiani rientrati hanno ribadito l’urgenza di garantire il rimpatrio degli altri connazionali ancora trattenuti, sottolineando la necessità di continuare a sostenere le missioni umanitarie e la tutela dei diritti dei cittadini italiani all’estero.

 

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