La Turchia ha emesso mandati di arresto per genocidio nei confronti del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e di diversi ministri, tra cui Israel Katz e Itamar Ben Gvir. La decisione della procura di Istanbul riguarda 37 sospetti e rappresenta un’escalation diplomatica significativa. Intanto, secondo il Guardian, decine di palestinesi rimangono detenuti a Gaza in condizioni critiche, mentre Israele prosegue le operazioni militari e gestisce lo scambio dei corpi degli ostaggi con Hamas, sotto la supervisione internazionale.
Condizioni dei detenuti e scambi di prigionieri a Gaza
Nonostante la tregua negoziata dagli Stati Uniti, centinaia di palestinesi resterebbero detenuti da Israele in condizioni gravemente critiche. Secondo il Guardian, decine di persone sarebbero trattenute nel complesso sotterraneo di Rakefet, dove mancherebbero luce naturale, cibo adeguato e contatti con l’esterno.
Tra i detenuti vi sarebbero civili arrestati senza accuse formali, come un infermiere e un giovane venditore di cibo, esposti a percosse e violenze simili a torture documentate in altri centri di detenzione. Il Comitato pubblico contro la tortura in Israele (Pcati) ha denunciato che, “sebbene la guerra sia ufficialmente finita, i palestinesi di Gaza sono ancora imprigionati in condizioni di guerra contestate dal punto di vista legale e violente, che violano il diritto internazionale umanitario e costituiscono tortura”.
Parallelamente, l’IDF e la Croce Rossa hanno gestito il trasferimento di salme di ostaggi israeliani, consegnando i corpi all’Istituto nazionale di medicina legale per le procedure di identificazione, accompagnati dalle famiglie e sotto stretta supervisione militare. Finora, Hamas ha restituito 21 corpi di ostaggi, mentre rimangono sei spoglie nella Striscia di Gaza, tra cui quella di un cittadino thailandese.
Queste operazioni rappresentano un delicato equilibrio tra negoziati umanitari e tensioni militari, in un contesto dove la detenzione e lo scambio di prigionieri restano strumenti di pressione politica e strategica.
“A Gaza è genocidio”. Turchia, mandato d’arresto per Netanyahu e ministri
La giustizia turca ha emesso mandati di arresto per “genocidio” nei confronti del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e di numerosi funzionari del governo, tra cui il ministro della Difesa Israel Katz e il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. La procura generale di Istanbul ha precisato che i mandati riguardano complessivamente 37 persone, senza fornire un elenco completo.
In risposta, Israele ha definito l’iniziativa come “l’ultima trovata pubblicitaria del tiranno Erdogan”, ricordando come “nella Turchia di Erdogan, la magistratura è da tempo diventata uno strumento per mettere a tacere i rivali politici e arrestare giornalisti, giudici e sindaci”, parole del ministro degli Esteri Gideon Sa’ar.
Nel contesto di questa escalation, Israele ha temporaneamente chiuso i valichi di Kerem Shalom e Al-Awja verso Gaza, sospendendo l’ingresso degli aiuti umanitari, motivando la decisione con la concomitanza di festività in Israele ed Egitto. Contemporaneamente, l’IDF avrebbe colpito “diversi depositi di armi costruiti nel centro di aree popolate da civili”, appartenenti all’unità d’élite di Hezbollah.
Gli sviluppi avvengono mentre gli Stati Uniti mediano il ritorno dei corpi di ostaggi tra Hamas e Israele, parte di un processo che include lo scambio di 15 corpi palestinesi per ogni ostaggio israeliano, come evidenziato dalle dichiarazioni delle autorità sanitarie di Gaza.