Nel cuore di una nuova offensiva russa, l’Ucraina si trova in una situazione di crescente vulnerabilità. Lo stop degli Usa per la fornitura di armi chiave, tra cui sistemi di difesa strategici, ha colto di sorpresa Kiev e ha immediatamente acceso le preoccupazioni sulla capacità di resistenza ucraina. In questo contesto teso, la prospettiva di un cessate il fuoco si allontana ulteriormente, mentre i governi europei monitorano con attenzione l’evolversi della crisi.
Prospettive sul cessate il fuoco e la ricostruzione: la posizione di Tajani
Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, ha espresso scetticismo riguardo alla possibilità di un cessate il fuoco in Ucraina prima del 2026, motivando questa previsione con la determinazione di Putin a proseguire le operazioni militari.
“In Ucraina non credo si possa arrivare a un cessate il fuoco prima del 2026. Il motivo è che Putin non mi sembra intenzionato a fermarsi”.
Sul tema della conferenza per la ricostruzione, in programma a Roma il 10 e 11 luglio, Tajani ha sottolineato come la ricostruzione e le trattative per il cessate il fuoco possano procedere parallelamente, evidenziando la volontà dell’Italia di assumere un ruolo attivo nel processo.
Guerra in Ucraina, Kiev condanna stop armi USA: “Faremo fatica”
Il governo ucraino ha convocato l’inviato statunitense John Ginkel per ottenere spiegazioni sulla decisione americana, che è stata definita una scelta crudele e priva di umanità. I sistemi Patriot e altri mezzi anti-missile costituiscono una difesa fondamentale contro i bombardamenti russi, e la sospensione delle forniture rischia di indebolire notevolmente la capacità di resistenza del Paese. Il presidente Zelensky ha cercato di tranquillizzare la popolazione, tuttavia i vertici militari avrebbero già avviato trattative con gli alleati per l’acquisto o il noleggio di nuovi armamenti.
“Le consegne continuano ancora oggi. Sembrerebbe molto strano, disumano, interrompere la fornitura di sistemi antimissile, diciamo, in particolare di sistemi Patriot”: lo afferma Mikhailo Podolyak, principale consigliere del presidente ucraina, come riporta Rbc-Ukraine.
Dal Cremlino è arrivata la risposta prevista: il portavoce Dmitry Peskov ha sottolineato che una riduzione delle forniture belliche a Kiev accelererebbe la conclusione del conflitto. Nel frattempo, Putin ha incrementato la produzione di missili e droni, arrivando a lanciare fino a 70 Iskander e 15 Kinzhal mensili, e avrebbe recentemente ordinato l’attacco aereo più imponente dall’inizio della guerra, con oltre 500 missili lanciati in una sola notte. Il presidente russo ha inoltre ribadito al presidente francese Macron l’intenzione di non arretrare sui territori occupati.
Una fonte militare ucraina ha dichiarato che, senza le munizioni fornite dagli Stati Uniti, le forze di Kiev incontreranno grandi difficoltà nel contrastare l’esercito russo, pur riconoscendo il contributo europeo.