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Diciamoci la verità: le spiagge siciliane sono spesso più simili a parchi divertimenti recintati che a luoghi di libero accesso. Ma ora, con le nuove direttive della Regione, le cose potrebbero cambiare drasticamente. L’assessore al Territorio e Ambiente, Giusi Savarino, ha messo in chiaro che le strutture rigide come staccionate e tornelli non sono più accettabili.
È un passo avanti verso la liberalizzazione dell’accesso alle spiagge, ma c’è da chiedersi: sarà davvero sufficiente?
Il divieto di strutture rigide: cosa prevede la circolare
La circolare emessa dall’assessore Savarino è chiara: non saranno più tollerate staccionate o recinzioni che ostacolano il passaggio dei bagnanti. Entro dieci giorni, tutti i concessionari balneari devono conformarsi a queste nuove regole, pena sanzioni che potrebbero arrivare fino alla decadenza della concessione. Questo provvedimento si applica in modo particolare alla società Italo-Belga, che gestisce il noto stabilimento di Mondello a Palermo, colpita da ispezioni della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera. Ma perché ci è voluto così tanto per arrivare a questo punto?
La realtà è meno politically correct: le concessioni balneari in Sicilia hanno storicamente favorito un approccio elitario. Le strutture rigide, oltre a limitare l’accesso, hanno spesso creato un clima di esclusività che escludeva i più vulnerabili. Ora, con l’adozione dei Piani di Utilizzo del Demanio Marittimo (Pudm), la Regione sta cercando di riportare ordine in un settore che, a dir poco, ha bisogno di una ristrutturazione profonda.
Le conseguenze di queste nuove normative
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha sottolineato l’importanza di queste misure, affermando che sono stati redatti ben 93 piani in un solo anno per regolarizzare il settore. Ma la domanda è: basterà? Le norme da sole non possono garantire un cambiamento culturale. Molti gestori balneari potrebbero essere riluttanti a rinunciare ai loro “comfort” e al controllo sull’accesso.
Inoltre, l’assessore Savarino ha rimarcato che controlli rigorosi saranno effettuati per garantire che le regole vengano rispettate. Tuttavia, chi vigilerà su chi vigila? È un circolo vizioso che rischia di vanificare gli sforzi del governo, a meno che non si instauri una cultura del rispetto delle norme e della legalità. La società Italo-Belga ha già ricevuto l’ordine di rimuovere le strutture non conformi. Sarà interessante osservare se seguiranno l’ordine o se ci saranno tentativi di eludere la normativa, come spesso accade in queste situazioni.
Conclusioni e riflessioni sul futuro delle spiagge
In conclusione, la mossa della Regione Siciliana è certamente un passo nella giusta direzione, ma non basta. Le spiagge devono tornare a essere luoghi di accesso libero, dove il diritto di tutti a godere del mare non è subordinato al profitto di pochi. Tuttavia, la vera sfida sarà garantire che queste nuove norme vengano rispettate e che non si torni a pratiche che limitano l’accesso, come è avvenuto in passato.
È fondamentale che i cittadini, i turisti e gli stessi gestori balneari si uniscano in un dibattito aperto e critico su come vogliono che le loro spiagge siano gestite. Solo così si potrà sperare in un futuro in cui il mare e le spiagge siano di tutti, e non solo di chi ha i mezzi per pagare per l’accesso. La libertà di accesso è un diritto, non un privilegio. E questo, cari lettori, è un concetto che non possiamo permetterci di dimenticare.