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Il ricordo della strage di Bologna: 45 anni di lotta per la verità

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Il corteo di Bologna segna 45 anni dalla strage del 2 agosto 1980, un evento che ha segnato la storia d'Italia e il suo percorso verso la giustizia.

Bologna non dimentica. Questo è il messaggio che, da anni, risuona nel corteo commemorativo del 2 agosto. Si parte da Piazza Maggiore e si conclude a Piazza Medaglie d’Oro, proprio sotto quell’orologio che si è fermato alle 10:25. A quell’ora fatale del 1980, una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione, portando via 85 vite e ferendone oltre 200.

Persone di ogni età, che erano lì per lavoro, per un caffè o per partire in vacanza, si sono trovate coinvolte in una delle pagine più oscure della nostra storia. Una strage, la più grave in tempo di pace, che continua a segnare profondamente la coscienza collettiva italiana.

45 anni di memoria e giustizia

Oggi, a 45 anni dall’attentato, il significato di quel messaggio si fa ancora più pressante. Recentemente, la Cassazione ha confermato le responsabilità di alcuni mandanti chiave: Licio Gelli, Federico Umberto d’Amato, Mario Tedeschi e Umberto Ortolani. La rivelazione ha messo in luce un legame inquietante fra i vertici della loggia massonica P2 e i servizi segreti, rivelando come la strage fosse orchestrata e finanziata da poteri occulti. Le inchieste, fino a poco tempo fa, erano state ostacolate, ma la ricerca della verità non si è mai fermata. Come è possibile che ci siano ancora verità da scoprire?

«Quarantacinque anni di trame e depistaggi per nascondere la verità», ha affermato Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime. La sua tenacia, insieme a quella dei suoi predecessori e dei volontari, è stata cruciale per mantenere viva la memoria e ottenere giustizia. Nonostante i tentativi di archiviare le indagini, i familiari hanno continuato a lottare per la riapertura dei processi, come nel caso di Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo. Come non essere colpiti dalla loro determinazione?

Critiche al governo e richieste di verità

Durante il suo intervento, Bolognesi ha tracciato un lungo percorso che dalla prima sentenza del 1987 conduce all’ultima della Cassazione. Ha messo in evidenza come manchino ancora le responsabilità politiche, criticando l’attuale governo per i legami con il terrorismo neofascista. Ha fatto nomi, come Mario Tedeschi e Paolo Bellini, accusando l’esecutivo di non avere il coraggio di affrontare il passato. È giusto che la storia venga dimenticata? Bolognesi ha anche messo in discussione la recente riforma della giustizia e il decreto sicurezza, denunciando come il governo favorisca chi ha cercato di minare la democrazia.

In risposta, la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, si è dissociata dalle affermazioni di Bolognesi, definendo la strage un atto di eversione neofascista. Tuttavia, le sue parole hanno suscitato fischi dal pubblico, evidenziando il malcontento per il modo in cui il governo si approccia a questa parte della nostra storia. Come possiamo costruire un futuro senza confrontarci con il nostro passato?

Un corteo per non dimenticare

Il corteo di oggi ha visto migliaia di persone marciare per le strade di Bologna: familiari delle vittime e cittadini uniti nella richiesta di giustizia e verità. Ogni passo è un atto di memoria, ogni voce un richiamo alla verità, e ogni striscione è una difesa contro il tentativo di riscrivere la storia. «I mandanti e gli esecutori non si sarebbero mai immaginati che, dopo tutti questi anni, saremmo stati ancora qui», ha dichiarato il presidente della regione, Michele de Pascale. Questa è la vera forza della democrazia, un monito per tutti coloro che vogliono dimenticare. Riusciremo a mantenere viva la memoria collettiva?