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Gaza City, Israele dà il via all’occupazione: i punti chiave del piano di Netanyahu

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Via libera di Israele al piano di Netanyahu per la conquista di Gaza City in un contesto di scontri, emergenza umanitaria e trattative sugli ostaggi.

Israele accelera su Gaza City. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato ufficialmente l’avvio dell’operazione militare per occupare la città, considerata un punto strategico nella Striscia. Il piano, approvato dal governo e dai vertici delle forze armate, prevede una serie di mosse coordinate per prendere il controllo dell’area, isolare le roccaforti di Hamas e consolidare la presenza israeliana.

La decisione, che arriva in un contesto di crescenti tensioni e intensi scontri, segna una nuova fase del conflitto e solleva interrogativi sulla reazione della comunità internazionale.

La posizione di Hamas sul piano israeliano

Hamas ha reagito con durezza al progetto di Israele per il pieno controllo di Gaza City e, più in generale, della Striscia. In dichiarazioni riportate da Haaretz, il movimento ha avvertito che considererà come “forza occupante legata a Israele” qualsiasi amministrazione creata per governare il territorio al di fuori del proprio controllo. Ha inoltre definito il piano di Netanyahu un “palese colpo di stato” contro il processo negoziale, accusandolo di voler sacrificare gli ostaggi detenuti a Gaza.

Queste prese di posizione arrivano mentre Egitto, Qatar e Turchia esercitano pressioni sul movimento affinché torni al tavolo delle trattative, in un momento in cui, secondo fonti del team negoziale israeliano, potrebbe riaprirsi una finestra per un accordo sulla liberazione dei prigionieri.

Israele dà il via all’occupazione di Gaza City: cosa prevede il piano di Netanyahu

Dopo dieci ore di confronto, il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu per la conquista di Gaza City. La decisione, riferita da un alto funzionario a Channel 12, prevede che le Forze di Difesa Israeliane prendano il controllo della città, finora in gran parte evitata dall’inizio della guerra, garantendo assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle aree di combattimento.

Il piano comporta l’evacuazione di circa un milione di abitanti verso campi profughi centrali e altre zone, con l’obiettivo di completare l’operazione entro il 7 ottobre 2025, data simbolica del secondo anniversario dell’attacco di Hamas nel sud di Israele. Una volta svuotata la città, l’esercito intende imporre un assedio ai miliziani rimasti. Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz sono stati autorizzati a dare l’approvazione definitiva al piano operativo dell’Idf.

Nella nota diffusa dall’Ufficio del primo ministro, il governo ha ribadito cinque punti ritenuti fondamentali per la conclusione del conflitto: smantellare l’arsenale di Hamas, garantire il ritorno di tutti gli ostaggi (vivi o deceduti), smilitarizzare la Striscia di Gaza, mantenere il controllo della sicurezza da parte di Israele e creare un’amministrazione civile alternativa a Hamas e all’Autorità Palestinese.

Nonostante il via libera, il capo delle Idf Eyal Zamir ha espresso forti riserve, segnalando l’assenza di soluzioni umanitarie adeguate per il milione di persone da ricollocare e suggerendo di rivedere la priorità sul ritorno degli ostaggi.