Argomenti trattati
Gaza City vive una notte di terrore. Le forze israeliane intensificano i bombardamenti, causando la morte di almeno 53 palestinesi, di cui 35 a Gaza City. Le famiglie fuggono in massa, temendo nuove ordinanze di evacuazione forzata. Il governo di Gaza denuncia una strategia sistematica di bombardamenti su edifici residenziali, scuole e istituzioni civili, con l’obiettivo di causare deportazioni e distruzione.
Le condizioni umanitarie si deteriorano rapidamente, mettendo a rischio la vita di migliaia di sfollati.
I bombardamenti e la risposta della comunità internazionale
Il 15 ottobre, l’esercito israeliano ha contrassegnato la torre al-Kawthar nel quartiere Remal di Gaza come obiettivo. Poco dopo, il palazzo è stato distrutto in un attacco aereo che ha colpito tre blocchi residenziali. Al Jazeera ha riportato le parole di Hani Mahmoud: “È stata un’altra notte insonne per chi vive a Gaza City, tra droni e il rumore costante delle macchine da guerra.”
Il governo di Gaza ha denunciato l’operato di Israele, affermando che, sebbene Tel Aviv giustifichi i bombardamenti con la necessità di colpire gruppi armati, in realtà colpisce deliberatamente scuole, ospedali e centri umanitari. Ahmed Awad, un testimone, ha descritto la sua fuga verso al-Mawasi, un’area considerata “zona sicura” ma frequentemente attaccata. “Non c’era acqua, né bagni. Le famiglie dormono all’aperto. La situazione è estremamente grave,” ha detto.
Le condizioni di vita continuano a peggiorare. Tess Ingram di UNICEF ha avvertito che “da nessuna parte a Gaza è sicuro, compresa questa cosiddetta zona umanitaria.” Secondo i rapporti, i campi sono sovraffollati e i servizi di base scarseggiano. La crisi alimentare è drammatica, con 422 morti ufficiali per malnutrizione, tra cui 145 bambini. La situazione è insostenibile e i bisogni umanitari sono crescenti.
Il colpo a Doha e le conseguenze politiche
La settimana scorsa, un attacco israeliano contro i negoziatori di Hamas in Qatar ha ucciso cinque membri del gruppo e un ufficiale di sicurezza qatariota. Questo ha innescato una condanna globale e un incontro tra leader arabi per discutere una risposta. I leader hanno denunciato le azioni di Israele come “genocidio” e “pulizia etnica” e hanno avvertito che tali comportamenti minacciano la pace nella regione.
Il Primo Ministro qatariota, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman, ha definito l’attacco del 9 settembre “barbarico” e ha chiesto misure ferme in risposta. Ha esortato la comunità internazionale ad abbandonare i “doppi standard” riguardo a Israele. L’Arab League ha invitato le nazioni arabe a ritenere Israele responsabile per le sue azioni, sottolineando l’impunità con cui agisce.
Il ministro israeliano Eli Cohen ha dichiarato che “Hamas non può dormire in pace ovunque nel mondo”, suggerendo che il governo israeliano continuerà a perseguire i leader di Hamas all’estero. Tuttavia, rapporti interni indicano che il capo del Mossad, David Barnea, era contrario all’attacco in Qatar, temendo che avrebbe compromesso i negoziati di cessate il fuoco.
Una crisi umanitaria senza precedenti
La crisi a Gaza non mostra segni di miglioramento. Le autorità locali segnalano che i bombardamenti hanno causato oltre 64.871 morti e 164.610 feriti dall’inizio delle ostilità. La situazione è diventata insostenibile, con famiglie che sopravvivono in condizioni disumane e mancanza di risorse essenziali.
Le testimonianze dei palestinesi sfollati parlano di un’agonia continua. “La nostra famiglia è in pericolo. Non solo i missili ci colpiscono, ma anche la fame ci sta divorando,” ha dichiarato un uomo disperato. La guerra e la mancanza di cibo hanno portato a un’emergenza umanitaria che richiede un intervento immediato.
In questo contesto, le autorità internazionali e i gruppi umanitari devono affrontare una sfida monumentale per fornire assistenza a una popolazione in fuga e disperata. Le notizie continuano a fluire da Gaza, ma la speranza di una risoluzione pacifica sembra sempre più lontana.